Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

lunedì 21 giugno 2010

Occasione di festa numero 28.



Oggi è il primo giorno d'estate! E finalmente anche il tempo atmosferico ne sta dando conto.
Come festeggiamo? Ovvio: si cucina!
O dovremmo dire si sperimenta...
A dir la verità l'invenzione risale a qualche giorno fa, alla sera della partita dell'Uruguay, quando in preda a mancanza di ispirazione culinaria mi aggiravo per la cucina in cerca di idee.
Eccovi quindi la ricetta della mia insalata Uruguay (copyright Sara Giorgia Battaglia, citatemi mi raccomando) o insalata a muzzo se così vi piace di più.
Aprite il frigo e cosa vedete? Sì, desolante tristezza... e poi? Per esempio, io vedo delle mozzarelle ciliegine, dell'insalatina valeriana (sarsét, per i piemunteis), dei wurstel, una scatolina di germogli di soia, una confezione di pisellini, del tonno in scatola.
Vi paiono mal combinati? E invece no, perché io sono sopravvissuta e posso raccontarvelo. Anche Jody ha fatto da cavia e ha gradito anzichenò, quindi bando agli indugi e aprite quel frigo!
Se siete in due mettete una ventina di mozzarelline, due scatole di tonno da 80 gr, 50 gr di valeriana (che è voluminosa, fa più scena che altro...), 4 wurstel di suino tagliati a rondelline, qualche cucchiaino di pisellini (io ho usato quelli medi della Valfrutta) e una scatolina da circa 100 gr di germogli di soia. Buttate alla rinfusa dentro una capiente insalatiera, condite con olio extravergine d'oliva e mescolate! Il sale non serve, è già contenuto negli ingredienti.
Ovviamente se siete soli dimezzate le quantità, o semplicemente andate a occhio, che in questi casi è la soluzione migliore.
Credetemi se vi dico che è andata a ruba! Si accettano critiche, suggerimenti, variatio e anche complimenti, se ce ne sono.
Buon inizio d'estate a tutti!

giovedì 10 giugno 2010

Occasione di festa numero 27.

Ricordo di avere già parlato, in un post di qualche mese fa, dell'importanza di sorridere. Ora, questo post mi sta tornando in mente nell'ultimo periodo, poiché al lavoro noto con un certo dispiacere che ci sono alcune persone perennemente, e a mio avviso senza giustificazione valida, "abbuttate" (parola palermitana molto calzante che indica persone a cui secca fare una cosa in particolare ma anche qualsiasi cosa in generale).
La mia domanda ricorrente è: perché?
Qualcuno potrebbe dire, magari loro stessi: ho i miei problemi, sono pensieroso/a, ho sonno, oggi non ho proprio voglia, etc etc etc.
Bene: è colpa di chi vi sta attorno? E' giusto secondo voi regalare alle persone che vi circondano una faccia seccata, stanca, ma soprattutto non sorridente? Pensate forse che gli altri non abbiano guai o pensieri?
Ci sono persone che vivono drammi devastanti, ma a cui non manca mai un sorriso al momento giusto.
I semi della serenità, della comprensione sono come il polline: dove si posano, lì nasce nuova vita. E dove nasce nuova vita c'è positività, calma, chiarezza mentale. Un buon clima, in qualsiasi ambiente, crea un circolo positivo di benessere e agio psicologico che non può essere buttato all'aria dalla "poca voglia". Come dissi già allora, sorridere è gratuito e soprattutto contagioso: tu mi sorridi, io ti risorrido, tu hai in cambio semi positivi.
Ma se tu mi guardi seccato/a, manifesti un generico fastidio, sei sempre tagliente nelle risposte, non otterrai nulla da chi ti circonda. Sarai tollerato prima, escluso poi.
Quindi vedi di muovere i muscoli facciali e fai un bel sorriso. Ne beneficerai tu per primo/a.

mercoledì 9 giugno 2010

Occasione di festa numero 26.


Da quando ho traslocato, mai una volta che abbia avuto il tempo di cucinare come si deve, soprattutto di cucinare i miei amatissimi dolcini. Ci ho provato, sono sincera. Compravo le uova, compravo lo yogurt, compravo la farina, compravo il latte. E questi ingrati, puntualmente, scadevano. Poi l'altro giorno è successa una cosa: ho sbattuto il mignolino del piede sinistro contro la gamba del tavolo della cucina. Un piccolo dramma. Cammino con una velocità di un metro all'ora e mi stanco subito di stare in piedi. Però, vedendo le cose da una prospettiva ying/yang, mi sono detta: e se preparassi un bel plumchechino dei miei? Allora vado a mettermi il mio grembiulino della Trinacria e vi documento la ricettina passo passo. Copyright, come sempre, www.misya.info.
Pronti?
Ingredienti:
180 gr di zucchero
180 gr di farina 00 + 1 bustina di lievito per dolci (o, in alternativa, 180 gr di farina che lievita)
2 vasetti di yogurt bianco (consiglio: usate il Muller o il buonissimo yogurt della Fattoria che ho acquistato in un distributore automatico qui a Collegno)
50 gr di burro tiepido
2 uova (di galline assolutamente allevate a terra, meglio ancora se biologiche... Un giorno vi parlerò delle terribili torture che le povere galline subiscono pur di far loro aumentare la produzione)
1 pizzico di sale.
A questo punto, si parte!
Prendiamo un bel recipiente e montiamo le uova con lo zucchero fino a ottenere una crema spumosa. Una volta ottenuto questo risultato, vi versiamo la farina setacciata, il pizzico di sale e il burro tiepido: solo dopo aver ricavato un impasto vellutato e dall'aspetto delizioso, aggiungeremo lo yogurt, che darà al nostro embrionale plumcake un profumo e una consistenza da favola.
Trattenete l'entusiasmo perché non è ancora finita. A questo punto prendiamo uno stampo da plumcake, lo spennelliamo di burro e ne inzuccheriamo le pareti interne - per non fare attaccare l'impasto eh! - e poi ci buttiamo dentro con voluttà infinita il frutto del nostro lavoro, da livellare opportunamente.
E il forno? Direte voi. Quella brutta bestiaccia che rovina sempre la nostra fatica e infrange le nostre speranze culinarie? In primis, ripetiamo insieme: il forno è un mio amico, lui mi aiuterà. Poi lo impostiamo a 180° facendogli qualche carezza e, una volta raggiunta la temperatura, sorridendo con occhi languidi gli affideremo il nostro stampino colmo di bontà per 40 o 50 minuti - mi raccomando usate lo stuzzicadente per verificare il grado di cottura! In ultimo dimenticavo, importantissimo: FORNO NON VENTILATO, sempre e comunque per tutti i dolci!!!
Nella spasmodica attesa dell'evento, ricordatevi, come saggiamente Misya consiglia, di NON aprire il forno per i primi 20 minuti di cottura pena l'afflosciamento.
Ora potete finalmente sedervi un attimo, respirare, chiudere gli occhi, e di tanto in tanto buttare un occhio attento all'interno dell'antro infernale anche solo per intimargli di fare bene il suo lavoro. Sfornato il plumchechino, dopo quei primi cinque minuti di adorazione e di ebbrezza-da-profumo-di-plumcake, godetevi la bontà di questo dolce e tenetelo gelosamente da parte per le colazioni dei prossimi giorni.
Yummy!
Ps. quello che vedete è proprio il plumchechino così amorosamente creato da me... Esaltato dalle bellissime foto scattate dalla mia dolce metà.



giovedì 3 giugno 2010

Occasione di festa numero 25.

Fare le cose con calma, una alla volta.
Cenare lentamente.
Spegnere la televisione.
Guardare il tramonto dietro le montagne.
Pensare a una canzone che mi piace.
Chiacchierare con Jody.
Lavare i denti e mettere la cremina prima di andare a letto.
Leggere prima di dormire.
Sentire la mente chiara e sorridere.
Chiudere gli occhi e sognare.