Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

mercoledì 29 giugno 2011

Occasione di festa numero 100.



La barca aveva appena lasciato la costa di Stromboli. Erano le otto di sera di un martedì di fine giugno, e il sole iniziava il suo percorso verso il tramonto. La sua luce era ancora calda, ma un forte vento ne attutiva gli effetti. Gli occhiali da sole quasi non servivano più. La prua della barca puntava verso l'isolotto di Strombolicchio: un monolite di roccia compatto e frastagliato, sormontato da un faro ormai deserto. Su ogni guglia, un gabbiano. E lassù, accanto al faro, uno spuntone di roccia dalla singolare forma di cavalluccio marino.


La barca accompagnava il calar del sole: più calava, più le parole venivano meno. Il vociare allegro e rilassato di qualche minuto prima lasciava ora spazio a un raccoglimento quasi mistico. Lo spettacolo del tramonto offriva inedite sfumature della costa di Stromboli, della sua lunga spiaggia di sabbia nera, dipingeva di giallo ocra le barche ormeggiate e disegnava una lunga striscia verticale sulla superficie dell'acqua, abbagliante e irregolare. Tutti gli occhi puntavano a sinistra. In quel silenzio, interrotto solo dallo sciabordio delle onde e dal motore della barca, il sole si divertiva a giocare con Strombolicchio.


Gli si avvicinava dalla sinistra, scendendo sempre più, e ne faceva risaltare la silhouette scura stagliata sopra un cielo dalle sfumature rosa-bluastre, poi si nascondeva dietro di lui, facendolo sembrare gigantesco e terrificante, infine riappariva alla sua destra, conferendo nuove nuance giallognole al cielo sempre più buio. L'oscurità crescente permetteva di perdersi nel colore blu cobalto del mare circostante l'isolotto, un blu nerastro, profondissimo, senza trasparenze.


La barca giunse fin davanti alla Sciara del Fuoco, il versante di Stromboli solcato dalle colate di lava. Da quel lato, l'isola appariva completamente morta, un gigante spaventoso sfregiato da un canalone attraverso cui la lava, da millenni, si faceva strada verso il mare.
Tutti quanti, in silenzio, ci sistemammo sul lato sinistro della barca, in trepidante attesa.
Parole non ce n'erano più. In sottofondo, il capitano aveva lasciato un po' di musica: Moby, Enya. Perfetta per quel momento. 


Di fronte al vulcano, nessuno era più ciò che era. Tutti eravamo IL VULCANO. C'erano bambini, giovani, anziani. Ricchi e meno ricchi. Italiani e stranieri. Lavoratori, disoccupati, studenti. Tutte queste etichette, che giorno dopo giorno ciascuno di noi si porta appresso, erano sparite. 
Eravamo noi, la barca, il mare nero, la brezza del tramonto, il vulcano, il cielo. 
Una cosa sola, indivisibile, pura essenza che non aveva bisogno della mediazione di alcun linguaggio, di alcuna sovrastruttura.
Attendemmo in questo modo una buona mezzora. Il vulcano pareva addormentato, sembrava volerci lasciare andar via delusi. Nessuno ne era contrariato: ciascuno capiva che non siamo noi a dettare i suoi tempi, noi umani così abituati a scandire, incasellare, piegare alla nostra volontà.


Poi, all'improvviso, un lampo rosso, una colonna di fuoco e cenere alta diversi metri, un boato. Proprio mentre stavamo per andarcene: eccolo.
Quell'attesa carica della più bella tensione che io ricordi si sciolse in un'esclamazione di ammirata sorpresa.
Il cielo era ormai diventato scuro, scuro come l'isola, scuro come il mare.
Cominciavo a sentire freddo ma sapevo di avere appena vissuto il momento più bello della mia vita.


lunedì 27 giugno 2011

Occasione di festa numero 99.

Mai fidarsi delle dalie.
Sono belle, bellissime. Ma portano rovina. 
E siccome io non sono un giardiniere qualunque, ma sono una rock'n'roll gardener, sapevo che a ogni problema corrisponde una soluzione. Dolorosa, ma inevitabile. Sapevo che quando c'è da potare, si deve potare. Che i parassiti vanno sterminati. Che il marciume radicale impone uno sradicamento risolutivo.
C'è da dire che io sono recidiva. Ne comprai una, due anni fa, incantata dalla strafottenza tutta femminile dei suoi fiori.

prima, la campanula e la dalia erano così...
... ecco ciò che ne resta

Il godimento, tuttavia, dura poco. I germoglietti cicciuti sono il piatto preferito dai maledetti afidi, i pidocchi verdi delle piante. E questi insettini obesi non solo fanno man bassa dei futuri fiori, ma saltellano sulle altre piantine per proseguire il loro pranzetto luculliano. Sono indegne creature, ed è colpa delle dalie se ogni volta me li ritrovo tra i piedi. Ma è anche colpa mia: questa primavera ne ho comprate ben due. Ben ti sta, simpatica cialtrona dei miei stivali.
Vi ricordate l'aggiornamento fiori casetta (Occasione di festa numero 86)? Bene, scordatevi tutto.
Quel giardino dell'Eden non esiste più.

c'erano una volta tre bellissime piante di violette.


ecco la loro triste fine.

Due delle tre violette, attaccate dai parassiti, hanno ceduto. Le dalie si sono immalinconite e poi, miseramente, seccate. La campanula, dopo un'esplosione floreale, si è accasciata. L'ornitogallo è marcito. Il cosmos rosa - mio primo esperimento di semina - ha originato quelli che l'ingegnere chiama "i truoff'", ovvero delle erbacce indisciplinate e invadenti.
Ovunque devastazione e tristezza.

Ornitogallo: before...


... and after.

Ed è qui che entra il campo il rock'n'roll gardener. Il rock'n'roll gardener è il giardiniere per caso. E' un nerd, un wannabe. Ignora le più elementari regole del giardinaggio e, con una nonchalance presa in prestito dal jazz, improvvisa. E' il giardiniere che pasticcia. Che sbaglia. Che pota troppo. Che innaffia troppo o troppo poco. Che è pigro e quindi non toglie le erbacce rinsecchite.
Ma chiedete a un rock'n'roll gardener di risolvere una situazione come quella sopra descritta, ed egli arriverà. Sprofonderà le braccia nell'umido terriccio fino al gomito. Estirperà erbacce a mani nude. Travaserà, getterà via, imprecherà contro i parassiti, ridurrà il terrazzino un campo di battaglia. Si automotiverà con dosi massicce di Led Zeppelin, Rolling Stones, Rage Against the Machine. Preferirà la solidità delle piante che resistono ai parassiti all'effimera bellezza di quelle più delicate. Ma soprattutto riporterà in vita i casi più disperati, perché è proprio il punto di non ritorno il territorio in cui dà il meglio di sé. Cari non morti del regno vegetale siete avvisati: egli sta arrivando. E sconfiggerà il male.

due foto simboliche del before&after: dal giardino dell'Eden ai truoff'

Il risultato finale sarà ancor più soddisfacente, se paragonato alla situazione di partenza.
Ecco qualche esempio:
1. L'albero di lantana. Quest'inverno era morto. L'ho coperto di cellophane bucato, e a marzo mi ha premiato germogliando alla velocità della luce. In questo momento esplode di fiorellini che vanno dal giallo, all'arancio, al rosso (in gradazione). Life is sweet.


2. L'orchidea regalo della zia. Ve la ricordate? Stava andando incontro a morte certa. E invece, con una cura a base di sole, concime e carezze sta cacciando fuori tante nuove foglioline. Sperare che un giorno fiorisca di nuovo forse è troppo, ma per ora ho vinto io.

3. Il cosmos rosa, 'u truoff'. Effettivamente ha debordato, però ha già quattro o cinque germogli. E ha una resistenza fenomenale ai parassiti, yeah. Rimando la decisione sul suo futuro a data da destinarsi.
4. Le violette. Erano tre. Sono state attaccate dagli afidi. Dopo una brutale disinfestazione, sembravano risorgere, ma ha resistito soltanto la più piccola. E' stata trapiantata in un vasetto più piccolo, sto cercando di farle superare lo stress post-traumatico con dosi massicce di Caetano Veloso e Sergio Mendes.
5. La campanula. Dopo un repentino rinsecchimento, ho salvato ciò che potevo riducendola ai minimi termini. Spero che il travaso le dia il respiro necessario a farla risorgere: è il mio senior member, non può abbandonarmi così.
6. L'ornitogallo. E' morto, ma non riesco a separarmi da lui. Anche solo per lo sforzo titanico che mi è costato ricordarmi come c***o si chiama.
Ma non finisce qui:
7. La margheritina. Regalo dell'adorabile Paddy, è arrivata nel momento della massima invasione afidica. Ne ha subito le conseguenze, ma la sua giovane età le ha permesso di reagire alla grande. Travasata, dona ogni giorno nuovi splendidi fiorellini.

8. La petunia. Prolifera e fiorisce. Fa dell'ottimizzazione, inaspettatamente, la sua caratteristica principale: minima manutenzione, massimo risultato. La rock'n'roll gardener che scrive, in un impeto di potatura sconsiderata, ha tranciato un ramo sano con tanto di fiori e germogli. Tempo due secondi, la soluzione: è diventato un fiore reciso per il tavolo da pranzo. Tié.

9. Un messaggio di speranza. Ho seminato girasole, lavanda e bocca di leone. Ogni rock'n'roll gardener che si rispetti, infatti, ha un cuore tenero e colmo di fiducia nel futuro. Per ogni pianta che muore, ne pianta un'altra. Non solo: questi fiori attireranno tante farfalle. Immaginate nulla di più bello?

mercoledì 22 giugno 2011

Occasione di festa numero 98.

London Fashion Week Fall 2011.

Prints and patterns/2.

A Londra è tutta una esplosione di grafismi, ispirati ora all'action painting (suggestione già vista a NYC), ora all'arte naif, ora alle illustrazioni per bambini, con virtuosismi pittorici che lasciano a bocca aperta nelle splendide collezioni di Basso & Brooke e Mary Katrantzou.
Londra paga altresì debito alla tradizione con poche stampe a fiori ma con un'abbondanza di strisce e quadri (menzione d'onore per la vitaminica collezione di Burberry Prorsum e per quella sorprendente di Sass & Bide), laddove dall'altro lato contrappone ai rigorosi motivi geometrici di Antonio Berardi, Jean-Pierre Braganza e David Koma le stampe ladylike di Erdem, Holly Fulton e Temperley London, che rinfrescano e stemperano il rigore classico dei little dresses e degli abiti da sera.
Ribadita infine la tendenza alle bold prints: protagonista prevedibile Matthew Williamson, del quale questi giochi grafici sono da sempre marchio distintivo, con una collezione meno brillante del solito, e picchi irresistibili l'abito lungo di Fulton e, ancora una volta, la poesia - qui in viola - di Mary Katrantzou, che con la sua ispiratissima sfilata è stata una delle sorprese della stagione, non solo londinese.

Painting

Da sinistra a destra, dall'alto in basso:

Basso & Brooke, Basso & Brooke, Erdem, Holly Fulton, Holly Fulton, Holly Fulton, Issa, Mary Katrantzou, Mary Katrantzou, David Koma, PPQ, Topshop Unique





Bold prints

Da sinistra a destra dall'alto in basso:

Erdem, Holly Fulton, Issa, Mary Katrantzou, Sass & Bide, Jonathan Saunders, Vivienne Westwood Red Label, Matthew Williamson, Matthew Williamson




Flowers

Giles


Geometrics

Da sinistra a destra, dall'alto in basso:

Antonio Berardi, Jean-Pierre Braganza, Burberry Prorsum, Christopher Kane, David Koma, Pringles of Scotland, Sass & Bide, Jonathan Saunders, Matthew Williamson




Ladylike Graphics

Da sinistra a destra, dall'alto in basso:

Erdem, Erdem, Holly Fulton, Issa, David Koma, Pringles of Scotland, Temperley London, Matthew Williamson, Matthew Williamson




Stripes

Da sinistra a destra, dall'alto in basso:

Antonio Berardi, Jean-Pierre Braganza, Paul Smith, Vivienne Westwood Red Label, Matthew Williamson, Matthew Williamson



Checks

Da sinistra a destra, dall'alto in basso:

Burberry Prorsum Burberry Prorsum, Mulberry, Mulberry, Sass & Bide, Sass & Bide