L’estate è la mia stagione: adoro mettere i sandali, girare per casa con il vestitino leggero e i piedi nudi, mi piace tornare a casa sudata e stanca e sentire la frescura rigenerante appena varcato il portone. Adoro abbassare tende e tapparelle e lasciare che il sole e il caldo filtrino appena dalle fessure, mi piace sentire i rumori della città che passano dalle finestre aperte e vedere i fiori nel pieno del loro splendore aprirsi finalmente al sole.
Mi rende felice mangiare sul terrazzino, dalla colazione alla cena, e accendere le lanterne la sera, a ricamare disegni andalusi sul muro ancora rovente.
Ricordo le afose e grigie estati torinesi e ci faccio la pace, mi tornano in mente le interminabili camminate lungo corso Vittorio fino al Po, e al ritorno la ricerca di un po’ d’ombra nella mia adorata via Mazzini.
Ricordo le estati da adolescente, lunghissime e spesso trascorse senza vedere il mare neanche una volta, passate in buona parte in compagnia di persone che non mi piacevano e che frequentavo per non stare sola.
Quella Torino è un ricordo amaro, le sue strade e i suoi giardini mi rimandavano indietro un senso di inadeguatezza che a lungo mi è rimasto appiccicato addosso, proprio come afa estiva.
L’estate è la mia stagione, e quando dicevo di detestarla era perché ero adolescente e mi si paravano davanti mesi di noia senza poter vedere i ragazzi che mi piacevano.
Quella Torino è un ricordo amaro, le sue strade e i suoi giardini mi rimandavano indietro un senso di inadeguatezza che a lungo mi è rimasto appiccicato addosso, proprio come afa estiva.
L’estate è la mia stagione, e quando dicevo di detestarla era perché ero adolescente e mi si paravano davanti mesi di noia senza poter vedere i ragazzi che mi piacevano.
Eppure, anche in quel periodo, amavo la siesta pomeridiana con le tapparelle che lasciavano filtrare lunghe strisce di sole sul muro, mi piaceva tornare dalla passeggiata in centro e andare a prendere il ghiacciolo al limone sempre nello stesso bar di via Monginevro, e amavo perdermi nel suono della musica la sera dopo cena, mentre i miei guardavano la tv e io indossavo le cuffie, sognando di amori estivi alla finestra mentre fuori l’asfalto continuava a restituire calore, solcato solo raramente da qualche macchina.
Ma l’estate non è solo questo, è anche la somma di mille altri ricordi buffi e meravigliosi.
Ma l’estate non è solo questo, è anche la somma di mille altri ricordi buffi e meravigliosi.
E’ il dopo cena da mia nonna Anaide, sulle panchine di corso Rosselli, dove non tirava un refolo di vento e il silenzio stanco della strada era spezzato solo dalle romanze cantate da un signore del quartiere appassionato di lirica; sono i viaggi in macchina verso la Riviera Romagnola, io i miei e mio cugino Denis, felici su macchine sgangherate che, quando gli si rompeva un radiatore, l’unica acqua disponibile era quella delle pompe a getto, nei campi, e ci si lavava dalla testa ai piedi; sono i pomeriggi ai giardinetti di corso Ferrucci con R., le interminabili chiacchiere tra panchine e altalene, e poi, quando lei andava in vacanza, la gioia nel sapere che era arrivata una sua nuova lettera dal mare in cui mi raccontava nei minimi dettagli tutto quello che le succedeva, e mi pareva di essere anch’io lì con lei; è l’androne del palazzo di S., freschissimo e ristoratore dopo le lunghe passeggiate in centro, e l’anguria messa a raffreddare in un secchio con l’acqua corrente da sua madre, e il momento in cui l’addentavamo sbrodolandoci tutte, ma soddisfatte; è l’estate del ‘95, sospesa nella speranza che F. mi dicesse sì e passata a fantasticare più del solito e finalmente a crederci anche io, con l'impagabile complicità di M.; è quella del ‘96, trascorsa con R., in cui per molti pomeriggi imparammo a conoscerci e a volerci bene sulle panchine di piazza Solferino e che fu memorabile per quella cassettina di musica soul che lei mi compilò, e che feci ascoltare ai miei nel lungo viaggio verso le vacanze in Toscana; sono le chiacchiere in macchina con S. e sua sorella, e il gelato da Gatsby, e quel sabato sera in una discoteca in collina e il nostro micropisolo in macchina prima di arrivarci; è l’estate più incredibile della mia vita, quella del 2000, quella dei 21 anni e dell’incontro con Giordano, e poi quella del 2001, a San Pietroburgo, con R., la migliore compagna di viaggio di sempre, a scoprire nuove parti di me stessa e a stupirmi come anche lì potessero esserci 36 gradi e il sole fino alle 11 di sera; e infine tutte le estati successive, ad attendere il momento di scendere in Sicilia, e poi la vittoria dell’Italia ai Mondiali del 2006, e i ritorni dalle vacanze con relativi resoconti, e tutte le mini gite, con gli amici più cari che magari ora non sono più compagni di viaggio ma che avranno sempre un posto prezioso dentro di me.
Potrei citarne miliardi, di mini-ricordi come questi.
Ma quello che più amo e ho sempre amato, a prescindere dal periodo della vita in cui mi trovo, sono queste cose:
- svegliarmi con la luce del sole che già filtra dalle tapparelle
- preparare grandi ciotole di insalate di pasta e non accendere i fornelli per un paio di giorni
- mangiare un sacco di frutta che adoro: fragole, albicocche, angurie, meloni, pesche
- andare in piscina ed entrare in acqua tremando per lo sbalzo termico
- guardare la pelle arrossata dal sole dopo una giornata ad abbronzarmi e controllare i segni del costume e quindi
- avere bisogno di molto meno trucco
- vedere la gente allegra che si gode l’aria aperta, i tavolini fuori dei bar, le gite alla domenica, i picnic sull’erba
- ascoltare le radio commerciali per scoprire quali sono i tormentoni dell’estate
- fare le playlist per i viaggi lunghi in macchina
- abbassare le tapparelle di casa nelle ore più calde per fare entrare meno calore
- fare la siesta con le cuffiette
- pranzare da sola sul terrazzino guardandomi vecchi episodi di Beverly Hills 90210/La Tata/Daria
- mangiare il gelato per strada, stremata dal calore, e assaporarlo fino all’ultimo morso
- i ghiaccioli al limone
- tamponare Amelie con un panno bagnato fresco e vedere che le piace un sacco
- dormire senza lenzuola, con le finestre aperte
- fare il pisolino con mia mamma a casa sua, tenendoci per mano mentre chiacchieriamo prima di addormentarci
- andare nei supermercati e cercare refrigerio nel reparto surgelati
- mettere la testa nel frigo
- preparare il ghiaccio per le bibite
- mettere i piedi a bagno nell’Aare ghiacciato
- pianificare le vacanze e contare i giorni
- accendere le lanterne alla sera, col buio più assoluto
- innaffiare le piante alla sera
- i vestitini
- l’odore dei costumi da bagno
- i cani che fanno il bagno (nel fiume, nel lago o nel mare)
- le cartoline
- le chiacchiere al buio, mentre la città si ritira accaldata
- gli ultimi preparativi prima delle ferie
- le cicale
- i grilli
- i pediluvi lunghissimi e la cremina per i piedi ghiacciata
- le repliche di vecchie commedie in tv
- l’ombra degli alberi
- i saldi
- le città di sera
- le riviste da leggere nei momenti di ozio
- i piedini nudi dei bimbi nei passeggini
- asciugare i capelli all’aria
- camminare a piedi nudi per casa e, quando possibile, sull’erba fresca
- fare La Settimana Enigmistica e risolvere i cruciverba difficili
- IL MARE.
BUON SOLSTIZIO D'ESTATE! (photo courtesy Pinterest)
Mi fa ritornare la voglia di estate, di vacanze di Sicilia.
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