Dunque. Stamattina ho avuto un forte flashback degli anni del liceo. A riguardarli adesso, sono stati anni strani, sicuramente anni che non mi sono goduta abbastanza ma che mi hanno anche fatta diventare quello che sono ora. Quindi, esperienza: prendi e porta a casa. Così mi sono ricordata di aver sempre avuto un rapporto non bellissimo coi miei compagni di classe. Non con tutti, ovviamente. Molti mi ha fatto piacere reincontrarli su Facebook, per esempio. Con altri ho qualche problema in più, e il solo suono dei loro nomi e cognomi mi fa sommuovere le interiora.
La cosa fondamentale, però, è che con tutti, belli e brutti, non sono stata me stessa. Non fraintendete: ero sincera, ma non ero io. Come ho detto in qualche post fa: non era la mia voce quella che usciva, ma una voce contraffatta per piacere agli altri, bloccata da mille paure, la voce di una ragazza timida con il terrore di rimanere sola e dunque disposta a snaturarsi oltremodo. Poi c'era un altro côté, più brutto, fastidioso. Alcuni compagni mi hanno preso un po' di mira, in certi momenti. Forse allora (e neanche adesso, who knows?) non ero né bella né simpatica, ma finché vivrò mi risuoneranno nelle orecchie certe frasi, certe considerazioni, certi atteggiamenti gratuitamente malvagi. Sì sì malvagi, è la parola corretta, perché nulla giustifica il disprezzo e la mancanza di rispetto. Non penso di essermelo meritato, per dirla breve. Come nessuno se lo merita, a meno che non la combini proprio grossa. Risatine, parole dette dietro le spalle, dispetti. Sono cresciuta, ma non dimentico ragazzi.
Però di quelle parole e di quei gesti, che tanto mi hanno ferita, ho fatto tesoro.
Ho smussato il mio carattere e ho cercato di aprirmi, inciampando sbagliando e facendo autocritica.
Ho iniziato a curare il mio aspetto, fino al punto di essere io quella che dà consigli su abiti trucchi e cremine.
Ma soprattutto, e questa è la mia personalissima occasione di festa di oggi, ho capito. Non lo nego: in certi momenti sono arrivata a odiare quelle persone che - erroneamente - vedevo come responsabili delle mie ferite e della mia scarsa autostima. Fino a non molto tempo fa. Però sono cambiata, e ho capito due cose, o forse addirittura tre. 1. che la responsabilità della nostra vita è solo nostra, e che, per quanto sul nostro cammino possiamo incontrare persone negative, o problematiche, è solo questione di continuare a camminare, affrontando il dispiacere ma imparando la lezione. E' molto più comodo sobbarcare ad altri, specie se non ci piacciono, la responsabilità dei nostri problemi. 2. che, quando una persona ti fa del male, lo fa perché la prima persona a soffrire è proprio lei. E non c'è niente da invidiarle, anche se è una delle persone più "popolari" (tremendo, l'ho detto, ma non mi veniva un sinonimo altrettanto efficace) della classe o se tutti le vogliono bene e proprio tu non riusci a trovare un motivo valido per farlo. Ho capito che forse, dietro certe parole, c'era rabbia repressa che aveva solo bisogno di un capro espiatorio. Oppure che, dietro certi comportamenti, c'era soltanto qualcuno che, con la mia stessa scarsa autostima, la risolveva mettendosi sulla scia del più forte per non soccombere. E infine 3. al di là del nostro carattere e del nostro essere più o meno sfigati, influisce molto ciò che possediamo ed esibiamo, soprattutto se si tratta di una bella casa o, peggio ancora, di un genitore che fa un lavoro prestigioso. Questo l'ho capito "da grande", però, quando ho iniziato a capire certe persone. Io non mi sono mai vergognata - e mai lo farò - dei miei genitori, ma forse qualcuno si vergognava di frequentare quella che allora era la figlia della portinaia - ops, custode, scusa mamma, hai ragione poi ad arrabbiarti - che neanche aveva una sua cameretta ma solo angoli rubati alle stanze di una casa troppo piccola.
Detto questo, e tornando alle simpatiche persone, non giustifico: capisco. E mi sono resa conto che il concetto di perdono inizia proprio da queste piccole grandi cose, che sono il nostro mondo, e che influenzano la nostra quotidianità. Voglio disfarmi di sentimenti negativi e distruttivi, non voglio più dire o pensare di una persona che la odio. Perché la rabbia e il rancore ti mangiano dentro, non ti fanno crescere. Ti bloccano in un'istantanea di commiserazione e autocompiacimento che non ti fa vedere più in là del tuo nasino, e ti dà sempre l'alibi per non prenderti le tue responsabilità.
E allora io vi ringrazio, cari "nemici" degli anni del liceo.
E' anche grazie a voi che sono cresciuta.
Se vi incontro, però, non garantisco né il saluto né l'entusiasmo nel rivedervi. Cercate di capirmi - e perdonarmi - anche voi, dopotutto.
uh, le cose che dici sono verissime, accidenti! Anch'io ero una "sfigata" salvo forse un piccolo recupero negli ultimi due anni...cmq capisco benissimo quello che dici. E vorrei avere la tua saggezza, invece in questo campo della vita come in molti altri riconosco la mia rabbia ma non la so vincere. E te lo dimostro con questo infantilissimo esempio:
RispondiEliminaCome perdonare chi mi ha buttato il pupazzetto di Snoopy dal finestrino del pulman in corsa durante la gita scolastica?
Bon, chiudo sennò mi ci arrabbio ancora. :D Però grazie per le tue profonde considerazioni, chissà che un giorno non riesca anch'io a metterle in atto. ;)
Cara Zuccaviolina se sei un poco più piccola di me il gioco è fatto: la "saggezza", come la chiami tu, è solo questione di tempo. E per arrivarci ne ho passate un po', e figurati che io ero una di quelle per la quale l'espressione "gli squali della rabbia mi rosicchiano il cervello" era un eufemismo!! Grazie a te per essere passata a trovarmi... buonissima serata :)
RispondiEliminaOhh Sarina, che flash (back)!! I ricordi del liceo possono essere esplosivi e riportare alla luce cose dimenticate, che ci hanno fatto soffrire. Come ti capisco, è capitato anche a me. Ma è bello leggere come hai fronteggiato la cosa, come sei forte e serena a desso! Yesss Un abbraccio grande!
RispondiEliminaTanti baci bacini bacetti e bacioni anche a te! per me è un capitolo delicato, ma sto imparando a farci la pace, anzi il solo pensiero mi fortifica, mi raddrizza la schiena. e così deve essere per tutti gli altri capitoli dolorosi della vita. smack
RispondiEliminagiusto giusto, è così. "Baciotti" manca all'appello :D :D
RispondiEliminaBACIOTTI
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