Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

lunedì 28 febbraio 2011

Occasione di festa numero 68.

Nina, quando si alza la mattina, fa molta fatica. Anzi, l'ultima cosa che vorrebbe fare è alzarsi dal suo lettino. Sotto le coperte si sta al calduccio, ci si fa piccini piccini e nessuno può vederci, nessuno può farci male. Nina pensa che, da sdraiati, cadere sarà impossibile. E infatti, l'unica cosa che può succedere è rotolare giù dal letto.
Poi c'è un'altra cosa. Nina si sveglia sempre triste. Anche quando fuori c'è il sole e le montagne sono nitide nitide, che sembra di poterle toccare. Anche quando sull'albero di fronte a casa sua si posano le gazze con la coda blu: lei non le vede. 
Nina è triste, perché pensa a tante cose. 
Pensa che, da quando era molto piccola, è sempre stata un po' triste, ma che piano pianino la forza di scendere giù dal letto e fare le cose che doveva fare l'aveva sempre trovata. Ma questa volta non ci riesce, e continua a rimanere nel suo lettino.
Ci sta tanto tempo, perché sente che gli occhi vogliono star chiusi ancora per un po', e si sente stanca stanca come una persona che ha corso la maratona di New York. Poi pensa che forse è meglio rimanere a letto e sognare. Anche con gli occhi aperti eh! Perché quando sogni da sveglio è più bello: i sogni li decidi tu. E così, per esempio, Nina può sognare che, da grande, sarà serena, con tanti amici che le vogliono bene, contenta per tutte le cose belle che la circondano e che suonerà la chitarra o il pianoforte in un gruppo dove sono tutti maschietti tranne lei, e tutti belli e vestiti bene. Oppure sogna di scrivere un libro bellissimo che parla di cose importanti che fanno stare meglio le persone, e le persone le scrivono e le dicono: sai Nina, grazie a te non sono più triste, adesso anche io farò stare meglio le altre persone. E così via.
A forza di sognare queste cose belle, Nina trova la forza per mettere i piedini giù dal letto. E finalmente si alza. Fa le cose che si devono fare: la colazione, lavarsi la faccia, lavarsi i denti, vestirsi, pettinarsi. Però, di fare queste cose, a Nina non importa più nulla. Tutto quello che fa, lo fa per non fare preoccupare gli altri, per fare credere che tutto va bene, che non è poi così triste. Solo che non è tanto brava a fare finta di stare bene.
Ma allora perché Nina non dice alle altre persone che è sempre triste, è sempre stanca, che non ha mai voglia di fare niente? Sai quante coccole, e abbracci, e baci, magari anche regalini, e forse Nina non sarebbe più così triste! Ma Nina è intelligente: per prima cosa, sa che la sua tristezza è talmente grande che tutte queste cose belle non basterebbero. E poi sa che i grandi hanno tante cose da fare, sono sempre di corsa, e hanno sempre meno tempo per le coccole. E poi direbbero: anche noi siamo tristi, ogni tanto! A noi, chi ci pensa? Quando noi siamo tristi, ci mangiamo un bel dolcino, e passa tutto! Nina, invece, è una pigrona e basta. E poi uffa, è sempre triste, chi vuole stare vicino a una che piange sempre?
Ovviamente i grandi non sono tutti così, e ce ne sono che fanno le coccole a Nina. Però Nina è talmente triste che ne combina di tutti i colori: non risponde al telefono, non vuole uscire, dice cose brutte e a volte fa anche piangere i suoi amici. Che pensano che lei non vuole più bene a nessuno, e pensano che quando saranno tristi loro, lei non ci sarà, a coccolarli. E così, poco per volta, le persone che fanno le coccole a Nina sono sempre di meno. E lei, siccome non è una sciocchina, capisce che hanno ragione, che è tutta colpa sua. E diventa ancora più triste.
Nina non vede le cose che tutti le altre persone vedono: che è bella, che ha una bella casetta, che ha tanti amici che le vogliono bene e una mamma e un papà che darebbero la loro vita per non vederla più triste. E non vede le montagne innevate, e gli uccellini con la coda blu.
Nina vede soltanto una montagna alta come l'Everest che lei non riuscirà mai a scalare. Ci ha provato, ma ogni volta ce n'era una: un albero enorme caduto in mezzo alla strada, una pietra alta come un muro che le sbarrava il cammino, lupi coi canini sporgenti e gli occhi arrabbiati che le ringhiavano contro. Ogni volta che Nina ci ha provato, la risposta è sempre stata no, e tutti quei no moltiplicati e ammucchiati uno sopra l'altro sono diventati un unico NO gigantesco, grande quanto tutta la montagna. Così Nina è rotolata indietro, ai piedi della montagna. Ecco perché è tanto stanca e non riesce più a fare niente.
Nina crede di essere un puntino piccolo piccolo e invisibile, un pollo, una formichina, e si rannicchia, sempre di più. Vuole stare nel suo lettino perché pensa che è l'unico posto sicuro al mondo. Però piange anche lì.
E allora, io penso che per fare stare meglio Nina servirebbe uno specchio magico, anzi no uno normale, ma che riesca a fare questa magia: far vedere a Nina quanto è bella, dolce, intelligente, fortunata, amata. Poi uno specchio con la memoria lunga, che, quando è più triste del solito, le faccia vedere quanto è stata forte e coraggiosa, tante volte nella sua vita. E sì, forse uno specchio magico ci vorrebbe davvero: per far sembrare l'Everest una collinetta ridicola e far splendere di un blu ancora più intenso le code delle gazze che vengono a salutarla ogni mattina.

mercoledì 23 febbraio 2011

Occasione di festa numero 67.

NYC Fashion Week Fall 2011.
Full color. Bright ones.
Colori pieni: rosso in primo piano, ma anche giallo, verde, blu, fucsia, arancio. 
C'è bisogno di colore in questi tempi grigi. Che dico grigi. Neri come la pece. Enjoy!


Yellow

Da sinistra a destra, dall'alto in basso:

Costello Tagliapietra, Marc Jacobs, Moncler Grenoble, Philosophy, Thakoon, Karen Walker, L'Wren Scott, Victoria Beckham



Red

Da sinistra a destra, dall'alto in basso:

Bill Blass, Derek Lam, Carlos Miele, Duro Olowu, Sophie Theallet, Theyskens' Theory, Timo Weiland, Rachel Zoe


Blue

Da sinistra a destra, dall'alto in basso:

Douglas Hannant, Carolina Herrera, Malandrino, Yigal Azrouel, Tracy Reese, Zero + Maria Cornejo


Orange

Da sinistra a destra, dall'alto in basso:

Opening Ceremony, Costello Tagliapietra, Costello Tagliapietra, Luca Luca, Isaac Mizrahi, Yigal Azrouel


Green

Da sinistra a destra, dall'alto in basso:

3.1 Philip Lim, Trias, Yigal Azrouel, Malandrino, 3.1 Philip Lim, A Detacher


... and Pink.

Da sinistra a destra, dall'alto in basso:

Chado Ralph Rucci, Isaac Mizrahi, Tibi, Badgley Mischka

 

giovedì 17 febbraio 2011

Occasione di festa numero 66.

E' uno dei soliti periodi. Di quelli in cui, teoricamente, di occasioni di festa manco se le paghi un miliardo. Sta durando da un po' di settimane, e l'esperienza mi mette in allerta. Poi c'è il discorso che, per me, il 18 febbraio è una triste ricorrenza, e quel giorno è domani e più si avvicina più si affollano i pensieri nefasti. In questi periodi, ciò che mi salta all'occhio è la quantità di domande che riesco a pormi: ma quante? E perché, poi? Tutto mi sembra sbagliato, vorrei chiedere scusa al mondo intero, ne combino una per colore, mi sento strana, colpevole. Ma stavolta ho deciso di andarmele a cercare, le risposte. O almeno, anche soltanto una. E sapevo dove le avrei trovate, perché il vecchio Lev non mi ha mai delusa.
Lev è Lev Tol'stoj. Durante gli anni dell'università, lui e Dostoevskij sono stati la mia compagnia, il mio tormento, la mia dipendenza. Mi ossessionavano. In nessun'altra opera riuscivo a trovare ciò che i loro capolavori spargevano a piene mani, in ogni singola pagina. Ho letto praticamente tutto, di loro. In un modo bulimico, malsano, tanto che, per anni, addirittura fino a qualche mese fa (vedi Occasione di festa numero 39), non riuscivo più a leggere narrativa, solo riviste e quotidiani. Da quel provvidenziale L'arte della felicità, che mi ha fatto fare la pace con la lettura seria, sono già riuscita a finire ben tre libri. Credetemi, è un risultato che a me commuove. E siccome si tratta di opere scelte accuratamente, perfette per il periodo turbolento che mi capita di vivere, ho pensato che forse non era peccato andare a ripescare l'opera che, più di tutte, apre le porte: Guerra e Pace.
Affrontare la lettura di duemila pagine, me ne rendo conto, è un'esperienza metafisica più che culturale. E' un viaggio, faticoso e impegnativo, al termine del quale ci troveremo con le suole delle scarpe completamente consumate e con le ossa rotte, ma con la sensazione di aver compiuto il viaggio della vita. Perché, come dicevo poc'anzi, quest'opera apre le porte della comprensione delle umane vicende. Anche qui c'è scritto VITA a caratteri cubitali. Guerra e Pace è un titolo davvero troppo riduttivo per un'opera stracolma di personaggi, veri e fittizi, e di situazioni, pubbliche e private. Ma soprattutto stracolma di un senso: viviamo fianco a fianco dei suoi incredibili personaggi, condividendone emozioni, vicende, interrogativi, seguendo il flusso della vita, ma ciò che consola, e che ci porterà a voler ripetere l'esperienza di questa lettura (come effettivamente a me sta accadendo), è che ciascuna di queste anime tormentate - ma vive - troverà la sua risposta.
Troverà, per l'appunto, il senso. E io voglio trovarlo, questo senso, insieme a loro.

lunedì 14 febbraio 2011

Occasione di festa numero 65.

13 febbraio 2011. Los Angeles, Staples Center. 53rd Grammy Awards.
Milleoccasionidifesta's favorite pics.

Arcade Fire (Album of the Year!!!)
Barbra Streisand
Bob Dylan
CeeLo Green
Florence and the Machine
Lady GaGa
Mick Jagger
Rihanna, Eminem

Occasione di festa numero 64.

Domenica, 13 febbraio 2011. Se non ora quando.
Foto tratte da Corriere.it.
Selezionate da Milleoccasionidifesta secondo il suo gusto e la sua visione del mondo.


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