Nina, quando si alza la mattina, fa molta fatica. Anzi, l'ultima cosa che vorrebbe fare è alzarsi dal suo lettino. Sotto le coperte si sta al calduccio, ci si fa piccini piccini e nessuno può vederci, nessuno può farci male. Nina pensa che, da sdraiati, cadere sarà impossibile. E infatti, l'unica cosa che può succedere è rotolare giù dal letto.
Poi c'è un'altra cosa. Nina si sveglia sempre triste. Anche quando fuori c'è il sole e le montagne sono nitide nitide, che sembra di poterle toccare. Anche quando sull'albero di fronte a casa sua si posano le gazze con la coda blu: lei non le vede.
Nina è triste, perché pensa a tante cose.
Pensa che, da quando era molto piccola, è sempre stata un po' triste, ma che piano pianino la forza di scendere giù dal letto e fare le cose che doveva fare l'aveva sempre trovata. Ma questa volta non ci riesce, e continua a rimanere nel suo lettino.
Ci sta tanto tempo, perché sente che gli occhi vogliono star chiusi ancora per un po', e si sente stanca stanca come una persona che ha corso la maratona di New York. Poi pensa che forse è meglio rimanere a letto e sognare. Anche con gli occhi aperti eh! Perché quando sogni da sveglio è più bello: i sogni li decidi tu. E così, per esempio, Nina può sognare che, da grande, sarà serena, con tanti amici che le vogliono bene, contenta per tutte le cose belle che la circondano e che suonerà la chitarra o il pianoforte in un gruppo dove sono tutti maschietti tranne lei, e tutti belli e vestiti bene. Oppure sogna di scrivere un libro bellissimo che parla di cose importanti che fanno stare meglio le persone, e le persone le scrivono e le dicono: sai Nina, grazie a te non sono più triste, adesso anche io farò stare meglio le altre persone. E così via.
A forza di sognare queste cose belle, Nina trova la forza per mettere i piedini giù dal letto. E finalmente si alza. Fa le cose che si devono fare: la colazione, lavarsi la faccia, lavarsi i denti, vestirsi, pettinarsi. Però, di fare queste cose, a Nina non importa più nulla. Tutto quello che fa, lo fa per non fare preoccupare gli altri, per fare credere che tutto va bene, che non è poi così triste. Solo che non è tanto brava a fare finta di stare bene.
Ma allora perché Nina non dice alle altre persone che è sempre triste, è sempre stanca, che non ha mai voglia di fare niente? Sai quante coccole, e abbracci, e baci, magari anche regalini, e forse Nina non sarebbe più così triste! Ma Nina è intelligente: per prima cosa, sa che la sua tristezza è talmente grande che tutte queste cose belle non basterebbero. E poi sa che i grandi hanno tante cose da fare, sono sempre di corsa, e hanno sempre meno tempo per le coccole. E poi direbbero: anche noi siamo tristi, ogni tanto! A noi, chi ci pensa? Quando noi siamo tristi, ci mangiamo un bel dolcino, e passa tutto! Nina, invece, è una pigrona e basta. E poi uffa, è sempre triste, chi vuole stare vicino a una che piange sempre?
Ovviamente i grandi non sono tutti così, e ce ne sono che fanno le coccole a Nina. Però Nina è talmente triste che ne combina di tutti i colori: non risponde al telefono, non vuole uscire, dice cose brutte e a volte fa anche piangere i suoi amici. Che pensano che lei non vuole più bene a nessuno, e pensano che quando saranno tristi loro, lei non ci sarà, a coccolarli. E così, poco per volta, le persone che fanno le coccole a Nina sono sempre di meno. E lei, siccome non è una sciocchina, capisce che hanno ragione, che è tutta colpa sua. E diventa ancora più triste.
Nina non vede le cose che tutti le altre persone vedono: che è bella, che ha una bella casetta, che ha tanti amici che le vogliono bene e una mamma e un papà che darebbero la loro vita per non vederla più triste. E non vede le montagne innevate, e gli uccellini con la coda blu.
Nina vede soltanto una montagna alta come l'Everest che lei non riuscirà mai a scalare. Ci ha provato, ma ogni volta ce n'era una: un albero enorme caduto in mezzo alla strada, una pietra alta come un muro che le sbarrava il cammino, lupi coi canini sporgenti e gli occhi arrabbiati che le ringhiavano contro. Ogni volta che Nina ci ha provato, la risposta è sempre stata no, e tutti quei no moltiplicati e ammucchiati uno sopra l'altro sono diventati un unico NO gigantesco, grande quanto tutta la montagna. Così Nina è rotolata indietro, ai piedi della montagna. Ecco perché è tanto stanca e non riesce più a fare niente.
Nina crede di essere un puntino piccolo piccolo e invisibile, un pollo, una formichina, e si rannicchia, sempre di più. Vuole stare nel suo lettino perché pensa che è l'unico posto sicuro al mondo. Però piange anche lì.
E allora, io penso che per fare stare meglio Nina servirebbe uno specchio magico, anzi no uno normale, ma che riesca a fare questa magia: far vedere a Nina quanto è bella, dolce, intelligente, fortunata, amata. Poi uno specchio con la memoria lunga, che, quando è più triste del solito, le faccia vedere quanto è stata forte e coraggiosa, tante volte nella sua vita. E sì, forse uno specchio magico ci vorrebbe davvero: per far sembrare l'Everest una collinetta ridicola e far splendere di un blu ancora più intenso le code delle gazze che vengono a salutarla ogni mattina.