Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

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mercoledì 31 dicembre 2014

#208. 2014: un anno come non se ne vedevano da anni!

Due strade divergevano in un bosco d’autunno

e dispiaciuto di non poterle percorrere entrambe,

essendo un sol viaggiatore, a lungo indugiai

e ne fissai a lungo una, più lontano che potevo

fino a dove si perdeva nel sottobosco.

Poi presi l’altra, che era buona ugualmente

forse con pretese migliori,

e forse sembrava messa meglio,

perché era erbosa e meno calpestata;

sebbene in realtà le tracce fossero uguali in entrambe le strade.

Ed entrambe quella mattina erano ricoperte di foglie

che nessun passo aveva annerito.

Oh, mi riservai la prima per un altro giorno,

anche se, sapendo che una strada porta verso un’altra strada,

dubitavo sarei mai tornato indietro.

Questa storia racconterò con un sospiro

da qualche parte, tra molti anni:

due strade divergevano in un bosco ed io…

io presi la meno battuta,

e di qui ogni differenza è venuta.


Robert Frost

fiore di ciliegio
Cari amici,
le ultime settimane del 2014 stanno scorrendo come al solito, tra frenesie ingiustificate dell’ultimo minuto e voglia di riabbracciare i propri cari.
Quest’anno mi è stato difficile aggiornare questo blog, ma voglio rassicurare chi mi segue sul fatto che sto bene, e che è proprio per questo che la mia presenza qui si è fatta meno costante.
Finalmente, dopo molti anni, sono sulla strada giusta.
E questa volta lo dico davvero.
cattedrale di San Nicola, Fribourg
Non è stato un anno facile, sono sincera: ma è stato proprio questo a renderlo così prezioso. Ogni minuto di solitudine, ogni goccia di sudore, ogni dolore fisico era una prova inconfutabile che stavo diventando veramente, finalmente adulta.
E lo desideravo da anni, da quando - appena laureata - mi ero illusa che fosse tutto lì, che da quel momento in poi sarebbe bastato impegnarmi e fare le cose che dovevo fare.
Invece non è così: il corpo e la mente vanno conosciuti a fondo prima di essere spinti a duecento chilometri all’ora contro un muro di cemento. Avevo quasi trent’anni e questa cosa non la sapevo.
Amelie Wan Kenobi
Perché dopo lo schianto è difficile ricostruirsi, rimettere insieme i pezzi, e soprattutto la paura di farsi male ancora vince su ogni sogno, su ogni speranza di futuro.
Conoscersi significa rispettarsi, amarsi: sapere cosa vogliamo davvero, o almeno cercare di farlo, e saper bilanciare i nostri doveri con ciò che ci fa stare meglio.
Gingerino, guardiano del Rosengarten
Lo scorso marzo, durante una delle mie - per fortuna poche - interminabili notti in ospedale mi sono ritrovata sola, in bagno, alle prese con forti dolori post-operatori. Me li aspettavo, certo, sapevo che erano la normalità, eppure stavo male. Sapevo che non potevo scappare da quella situazione e che dovevo semplicemente accettarla, e attendere pazientemente che passasse. In quel momento ho ricordato questa frase, che per la verità non so nemmeno di chi sia: il dolore non è altro che la debolezza che abbandona il corpo. Ho iniziato a ripeterlo mentalmente, come un mantra, e il respiro si è fatto meno affannoso, il dolore meno intenso. Così è stato per i giorni a seguire, e durante tutta la convalescenza.
E lì ho capito.
Oakland Bay Bridge, San Francisco
Il dolore è una strada obbligata, ma è destinato ad andarsene. Bisogna avere fiducia.
Certo, avrebbero dovuto dircelo che, dopo la nascita vera e propria dal ventre materno, ce ne sarebbe stata un’altra, più faticosa, quando saremmo diventati grandi. Non è che succede a tutti alla stessa età: forse c’è qualcuno a cui non succede affatto. Però.
Resta il fatto che siamo soli. Facciamocene una ragione. Questa strada la percorriamo soli, con le nostre scarpe, i nostri passi. I compagni di viaggio potranno essere pochi o molti, questo dipende da noi, ma resteranno sempre compagni di viaggio. La fatica è tutta nostra.
io e il mio papà, estate 1979
E questi lentissimi sei anni di dolorosa scoperta di me stessa mi hanno portata proprio qui, in un posto dove mai avrei immaginato di essere: amata, consapevole, affamata di vita e con un sacco di progetti in testa. E bella.
Sì, bella. Lo dico a me stessa con stupore, perché troppo spesso non ci ho creduto. Sono bella come non ero nemmeno a vent’anni. O a sedici, quando certi compagni di scuola si rifiutavano persino di sedersi accanto a me.
io e l'ingegnere, Grand Canyon
Vorrei guardarvi in faccia oggi miei cari ex compagni di scuola, ora che siete adulti e - chissà - magari genitori. E vorrei farvi una pernacchia enorme sul muso. E vorrei dirvi che la vostra trasformazione in poverini è iniziata allora, quando dovevate essere semplicemente un grumo di entusiasmo e ingenuità e invece eravate già cinici e maligni.
io e la mia mamma, Gruyères
Perché se sei bruttina, insicura e introversa ci puoi lavorare sopra: se sei stronzo sei un caso disperato, per te non c’è redenzione.
E allora non ci resta che evitarli, questi stronzi. Cacciarli a pedate dalla nostra vita, se necessario. Anche solo metaforicamente. Smettere di sentire il loro sguardo giudicante addosso. E cercare semplicemente di essere la migliore versione possibile di se stessi, fragilità errori e difetti compresi.
Quanto a voi amici del blogghino - e spesso, amici anche nella realtà - vi abbraccio tutti, e vi ringrazio di esserci, ciascuno a proprio modo e con il proprio ruolo.
io, Chiara e il bagnino, Malibu 
So che oggi chi è nella mia vita merita di esserlo, perché ha saputo migliorarla. 
Il resto non mi interessa, e ormai non provo più nemmeno nostalgia.
E allora brindiamo alla mia guarigione, al mio tedesco che migliora sempre di più, a tutte le lingue che so e che continuo a studiare, alla mia maledetta tenacia, alla California e alle grandi e piccole esplorazioni di quest’anno, alle letture mai così numerose dai tempi dell’università, alla magnifica musica ascoltata, alla scrittura ritrovata ed esercitata con costanza, alle mille ispirazioni che mi circondano, alla mia nuova città che diventa sempre più mia e che ai miei occhi è sempre nuova come il primo giorno. Brindo alle mie nuove amiche, ai gatti di Berna e agli orsi del Bärengraben, agli amici di una vita ai quali si dovrebbe brindare sempre, alle famiglie a chilometri e chilometri di distanza ma sempre vicinissime, a un marito speciale oltre ogni misura, alla gattina Amelie mia maestra di vita, a tutti i dannati superlativi che uso perché davvero meglio di così non potrebbe essere.
E allora ciao, benvenuta mia cara età adulta. Ti aspettavo da così tanto tempo. E sei meglio, molto meglio di come ti avevo immaginata.
E buon 2015 a tutti noi!

a piedi nudi sull'erba, Gurten Park Bern

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