Ben poche cose, direi. Nelle ultime settimane, complice anche il perdurare di questo maledetto freddissimo inverno, sto sperimentando questa gioia immensa e mi sento come rinata.
Innanzitutto perché passare il proprio tempo in compagnia di amici che ti vogliono bene e che l'hanno dimostrato più e più volte è già una grande festa. Secondo poi, cenare insieme per me significa celebrare questo momento di condivisione, dedicarsi a qualcosa di piacevole ma soprattutto farlo INSIEME, sapere che nel piatto che si ha di fronte c'è l'amore e il tempo che il tuo amico ha dedicato a te, magari preparandoti un piatto che ti piace tanto - una dimostrazione concreta dell'affetto, che si può toccare, odorare ma soprattutto... gustare! -. Terzo motivo, in realtà una variante del secondo: cucinando per le persone care si mette tutto l'amore che proviamo per loro, è il nostro modo di dire: Voglio che tu stia bene.
Da quando non vivo più coi miei genitori ho imparato alcune ricette che, devo dire la verità, mi riescono abbastanza bene - nonostante Noemi e Giordano facciano gli spiritosi... Tié! -: alcuni dolcini, alcuni primi piatti, qualche secondo... Lascio ancora un po' a desiderare sugli antipasti.
Cucinare mi piace perché è un'attività rilassante e molto gratificante, e, soprattutto, è un veicolo d'amore incredibile. E poi è una di quelle attività che richiedono attenta consapevolezza e allenano l'attenzione.
Due sabati fa, in occasione della (strepitosa) cenetta da Noemi e Claudio, ho preparato una torta margherita un po' naif - diciamo che dentro era perfetta... Fuori... Richiedeva un esame al carbonio 14 -. Però, anche solo per il fatto che sono riuscita a strappare sonore risate, posso dirmi soddisfatta. Sabato scorso, invece, ospitando i nostri cari Lara e Dario, non solo ho cucinato i miei mitici spaghetti alle vongole, ma Lara mi ha insegnato l'arte del tiramisù - che è venuto buonissimo! - e Giordano si è dedicato agli spiedini. Tutto questo non tanto per raccontarvi i fatti miei, ma proprio per spiegare che il segreto di una cena ben riuscita non è tanto la maestria culinaria, che pur conta, ma è la condivisione di un momento, o meglio il godimento del momento presente, e la celebrazione dello stare insieme.
Occhio però a non finire al pronto soccorso...
Ps: è un po' off topic, ma vi avevo promesso aggiornamenti: oggi sono riuscita a dire "Buongiorno signor Bonasera" rimanendo seria e professionale. E un cliente, dotato di finissimo british humour, per aiutarmi a localizzare una piazza, mi ha detto: "Signorina, piazza Botta... Come la... Botta". E poi non dite che sono maliziosa io.
Beh grazie Sarina :) Sono commossa :)
RispondiEliminap.s. la tua torta era grunge ahahahaha ma in effetti buonissima dentro!!!
Torta grunge! Yeah! Rock on.
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