Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

venerdì 29 novembre 2013

#187. helvetic gardening for beginners


il mio primo acquisto!
mi sono trasferita a Berna quasi un anno fa (gulp) e fin dall'inizio lo sapevo: sarebbe stata dura.
è come quando scali una montagna altissima di cui non vedi la fine: sai che la cima c'è, non sai se ci arriverai (viva), ma fondamentalmente hai bisogno di appigli per continuare a salire.
ecco, per me questi appigli si chiamano scrittura, musica, cucina... e giardinaggio.
ma oggi non vi parlerò di un giardinaggio qualunque, ma del giardinaggio in terra elvetica: per me, territorio del tutto sconosciuto.
balconcino primaverile con primula
questo all'inizio, dodici mesi fa. perché, cari amici del blogghino, ce l'ho fatta. ho carpito segreti e astuzie e ora vi racconto le mie conquiste. sperando che durino.
chi mi segue conosce tutte le mie sventurate peripezie florovivaistiche in quel di Collegno: entusiasmi iniziali puntualmente annientati da invasioni bibliche di parassiti cicciuti e voracissimi, disperati tentativi rock'n'roll di salvataggi in extremis, inaspettate e miracolose resurrezioni dopo mesi di morte apparente.
ibiscus in full bloom
qui mi aspettava un libro fatto di pagine bianche, tutte da scrivere. per quel che riguardava la mia vita ma anche botanicamente parlando.
in primis: dove le metto, le piante? 
il balcone: ahimè, ne ho uno solo. e neanche tanto grande. ma questo balconcino ha una caratteristica positiva: un sacco di spazio per sistemare vasi pensili. 
la guardiana dei pinetti
non solo: essendo io al primo piano, le possibilità di accoppare incauti vicini del piano di sotto con un vaso sventatamente sporgente si autoriducono di un buon 80% (per la cronaca: c'è solo la signora Connelly, di sotto, che è talmente impegnata a cantare Beyoncé e Justin Timberlake dalla mattina alla sera che difficilmente si affaccia al balcone).
ecco allora nella mia mente il pensiero di ricoprire completamente la superficie pensile utile con tutte le piante che mi venivano in mente.
e che piante ti vengono in mente a Berna, che sta a a circa 600 metri sul livello del mare, è molto secca e ventosa, ha inverni lunghissimi e nevosi, primavere variabili, estati tiepide e meravigliosi autunni?
e soprattutto: affacciandosi il mio balcone su un delizioso giardinetto/boschetto pieno di alberi, come la mettiamo coi parassiti?
la neve non ci spaventa
e qui mi sarei meritata un bello schiaffone, come tante volte sarebbe dovuto accadere da quando sono qui.
perché, sapete, Berna e gli svizzeri io, a volte, li sottovaluto. e loro mi fregano, mi sorprendono sempre, e alla fine se la cavano alla grande.
e le piante, e gli alberi pure, sono svizzeri. potevano forse deludermi? no.
e allora sai che c'è? 
che non una delle decine di piantine che hanno trovato ospitalità sul mio balconcino si è ammalata.
assetto autunnale
sono cresciute tutte serenamente, ultimamente alcune di loro si sono ingiallite per processo fisiologico (è autunno), e quelle che sono defunte lo devono alla mia imperizia o al mio eccessivo zelo di innaffiatura.
parassiti: zero.
eccessivo gelo? nessun soldato rimasto sul campo.
troppo caldo? nah, a Berna il caldo dura due giorni.
troppo secco, troppo vento, troppo sole? ma no, da quando il sole è troppo?
shabby attitude
e allora eccole: le primule, durate un paio di mesi. e poi le roselline, comprate a maggio e fiorite per tutta l'estate eleganti e sensuali. e l'esuberante ortensia, tuttora viva e combattiva sebbene la sua fioritura sia terminata. e l'ibiscus, una sorpresa assoluta, un fiore acquistato in agosto con il presentimento che sarebbe durato una settimana e invece continua tuttora a mettere germogli. sì, l'ibiscus, quel fiore meraviglioso delle zone calde del mondo. sì, l'ibiscus, qui, in Svizzera, fiorisce anche sotto la neve.
e poi i re e le regine di questa stagione: i severi pinetti sempreverdi, baluardo affidabile contro i venti, e le eriche, le independent women del mio vivaio, toste eppure vezzose, resistenti alle intemperie e coloratissime.
good vibes d'autunno
ma chi l'aveva mai avuto, ad autunno inoltrato, un balconcino così ricco di piantine? proprio io che, in Italia, all'inizio di ottobre tiravo i remi in barca sbaraccando tutto e dichiaravo chiusa la stagione del giardinaggio improvvisato? 
e invece eccole, tutte in fila, da una parte il simpatico disordine creativo e un po' shabby di ibiscus, rosa e ortensia, coi vasi tutti diversi e iperfemminili. 
e, dall'altra parte, il rigore giansenista di pini ed eriche, in simmetrica alternanza sdrammatizzata da ironici coprivaso colorati.
adesso vediamo come passeremo l'inverno, io e loro.
ormai siamo un tutt'uno: resistiamo laddove molti (forse anche noi stessi) non ci credevano nemmeno, e attendiamo fiduciosi l'arrivo di una nuova primavera.
ps: state sul pezzo perché sto considerando di avventurarmi in un territorio botanico da me ancora inesplorato: le piante da appartamento. vi farò sapere.

martedì 5 novembre 2013

#186. music saves. episodio 11. about love, Lauryn, Napster and the Great Beyond.

ovvero: materiale per ricattarmi se non mi volete bene o ogniqualvolta non siate d'accordo con le mie recensioni a ca**o

Lego-R.E.M.!
l'estate del 1999 fu bizzarra e la trascorsi quasi in apnea. l'highlight fu il concerto degli R.E.M. a Bologna, ma fu anche un'estate di amicizie ritrovate e di piacevoli momenti di condivisione. trovai inaspettatamente molte anime affini alla mia ma che sapevano fornirmi una prospettiva più aperta e positiva della vita. 
col senno di poi, fu un segnale che non seppi decifrare molto bene, e forse oggi la mia vita sarebbe diversa. 
ma tutto ha un senso, soprattutto gli errori. 
perché sembra esserci una parte di me che teme la felicità, o per meglio dire che la temeva. forse penso di non meritarmela, di non fare o di non essere mai abbastanza.
invece, in quel periodo, lo ero.
adorabile Michael Stipe
ero dannatamente abbastanza, ero anche troppo, ero un'esplosione di vita e di curiosità. 
mi aprii alla vita come mai avevo fatto fino ad allora e, per l'ennesima volta, come in un ciclo che da molti anni si ripeteva, la musica restò indietro, e le ossessioni degli ultimi anni cedettero il posto agli ascolti distratti e passivi alla radio e sulle piste da ballo. 
mi sentivo finalmente attraente e femminile, degna di attenzione e stima.
e non poteva che succedere: solo quando ti apri alla vita sei pronto per l'amore.
e la musica rimane sullo sfondo, rimane qualcosa che lo sostituisce, l'amore, ma non può eguagliarlo mai, nemmeno lontanamente. 
fu l'inizio di anni strani e tormentati, di una relazione a distanza bellissima e lacerante, della mia grande storia d'amore.
tutto ciò che di stimolante e nuovo è accaduto a partire dall'inizio degli anni Duemila, l'ho ignorato per lungo tempo. i suoni non potevano permettersi di rubare tempo e pensieri all'amore. 
e, complice una nuova fruizione della musica stessa, furono anni di accumulo vuoto e compulsivo.
tra il '99 e il 2000, infatti, scoprii l'esistenza di uno strano programma dal nome Napster. avevo sentito che, gratuitamente, si potevano trasferire i file di intere canzoni nel proprio PC senza muoversi da casa. il procedimento divenne automatismo: canzone alla radio e/o su MTV -> ricerca su Napster -> ascolto su PC. 
tutta la musica del mondo nelle mie mani, in un sogno a occhi aperti che non avrei immaginato nemmeno un anno prima.
perciò addio alle compilation sgangherate su musicassetta a strappare morsi di canzoni dalla radio. addio alle scritte a pennarello coi nomi dei brani. addio walkman con mangianastri. addio spedizioni in quel noleggio video che, non si sa come, noleggiava anche CD che potevo allegramente e con bramosia fare miei (su musicassetta, of course).
l'anno 2000 segnò la fine del supporto magnetico, e con essa la fine di tutto ciò che ero stata fino ad allora: dei miei sogni di ragazzina, dei tragitti verso la scuola con le cuffie ad alto volume, della poesia della ricerca, in cui interi pomeriggi venivano dedicati al tuning spasmodico a caccia di quella canzone. 
avere l'accesso illimitato era inebriante, ma sterile. toglieva una parte attiva e creativa importante all'ascolto e alla fruizione stessa della musica. 
avere tutto era come non avere niente.
i ricordi non si imprimevano più con la stessa forza. il magnetismo del supporto non era solo fisico, ma sentimentale.
ricordavo perfettamente dove e quando avevo sentito quella canzone, in che momento l'avevo registrata. oppure, chi mi aveva passato la cassettina di quell'album per farmelo sdoppiare affinché io lo consumassi di ascolti.
le energie dell'ascolto, prima, erano focalizzate. ora, la nuova modalità era: ascolta e passa al prossimo.
tuttavia, come un ultimo regalo prima del nuovo corso, ci fu un album, uno degli ultimi che acquistai su cassetta, che seppe comunque trovare spazio in quella foga dell'accumulo. 
incantevole Lauryn
un disco immenso e senza tempo. The Miseducation of Lauryn Hill. 
che Lauryn Hill fosse il grande talento dei Fugees era chiaro a tutti. una personalità unica nel suo genere, disinvolta tanto nelle rime quanto nel cantato. una tecnica personalissima che tuttavia non lasciava mai indietro l'interpretazione. 
un disco enorme, un lungo viaggio di educazione sentimentale, di quelle che non si imparano a scuola. l'hip hop, il soul e l'r'n'b più moderni e ispirati da molto tempo a quella parte, e destinati a diventare una fonte di ammirazione e rispetto inesauribile per le giovani soul singers degli anni Duemila.
ce la siamo raccontata insieme, io e Lauryn, in quel periodo. imparavamo ad amare, tra mille errori e peripezie. i R.E.M. c'erano ancora, sempre e comunque in prima fila. c'era The Great Beyond. c'erano le attese degli incontri, le serate al Barrumba, le notti gelide spese ad aspettare tram che non arrivavano mai. 
c'era la vita, finalmente, anche per me.