Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

lunedì 28 novembre 2011

Occasione di festa numero 118.

Chiedi all'i-Pod


ovvero: l'oroscopo della settimana dal 28 novembre al 4 dicembre 2011. 





(gli sbalorditivi poteri divinatori dello shuffle)



ARIETE

Radiohead - "reckoner"

devi sapere, caro amico dell'Ariete, che io ho un problema coi Radiohead: mi piacciono, ma non li amo. Alcune cose, poi, le detesto. l'oracolo, però, mi tira fuori dal cilindro un loro brano che amo moltissimo. dunque? ciò significa che devi saper andare oltre le apparenze: a volte la bellezza si trova in luoghi impensabili.


TORO

Oi Va Voi - "gypsy"

gli Oi Va Voi sono un gruppo strano, e magico: uniscono le suggestioni dell'elettronica e della musica da dancefloor a una matrice folk e molto melodica. accostare gli opposti, amato Toro, innesca sempre qualcosa di nuovo: potrebbe essere bello, o bruttissimo. ma di sicuro ti permette di spingere un po' più in là il limite, che tu ami sfidare così tanto.


GEMELLI

Daft Punk - "phoenix"

non potevi capitare meglio, dolce Gemellino. in primo luogo perché i Daft Punk sono una di quelle garanzie musicali che non lasciano mai delusi (e già in questo vedo un buon auspicio); secondariamente, il titolo di questo brano pazzesco ti invita a non scoraggiarti: anche dagli eventi più spiacevoli saprai rialzarti, più forte di prima.


CANCRO

R.E.M. - "hyena"

sei uno dei più dolci segni dello Zodiaco, zuccheroso Cancro, e ciò è bello, perché ti rende facilmente amabile. però, in questo periodo, l'oracolo ti suggerisce di tirare fuori quella parte di te più animalesca e spietata: le circostanze lo impongono. so che c'è, nascosta da qualche parte: nessuno ne è esente, nemmeno tu.


LEONE

Bjork - "overture"

un bel po' di anni fa Bjork recitò da protagonista nel film di Lars Von Trier Dancer in the Dark, di cui curò anche la colonna sonora. il brano che ha scelto l'oracolo apre le danze in modo discreto, ma stabilisce già il mood del film. cosa voglio dirti, amico del Leone? che, piano piano, quello che adesso ti sembra un innocuo ruscelletto di montagna, una volta giunto alla foce sarà un fiume immenso e inarrestabile: e che sei tu, quel ruscelletto.


VERGINE

Phatjak Vs. DJ Hamoodi - "ritmo caliente"

così preciso, così controllato, così metodico: ti serve una scossa, simpatico Vergine. soprattutto in questo periodo ti viene chiesto di lasciarti un po' andare, di arrenderti ai sensi, o semplicemente di fare qualcosa che ti metta in movimento. benefici assicurati.


BILANCIA

Edoardo Bennato & Niccolò Fabi - "non è amore"

non farti ingannare dal titolo, caro Bilancia, e ascolta bene le parole di questa canzone: "tra la freddezza e la follia ci dev'essere una terza via". qui l'oracolo parla chiaro, non devo aggiungere altro.


SCORPIONE

Zero Assoluto: "semplicemente"

anche a questo giro l'oracolo tira fuori un classicone romantico della pop music italiana: gli piace, evidentemente. e questa settimana mi sembra molto facile, il mio compito con te, adorato Scorpione: smettila di complicarti la vita come solo tu sai fare e riparti dalle cose semplici. e non sto parlando soltanto di sentimenti, attenzione.


SAGITTARIO

Attaboy - "new world"

amico Sagittario: l'oracolo continua a suggerirmi, per quanto ti riguarda, l'inizio di un grande cambiamento esistenziale. io proverei a dargli ascolto cercando di captare tutti gli inequivocabili segnali di novità che ti giungono da più parti.


CAPRICORNO

Suzanne Vega - "Marlene on the wall"

che belle, le cantautrici. portano una sensibilità diversa, sanno essere delicate e brutali rimanendo sempre credibili. questo brano poi, amico Capricorno, ha la grazia dei grandi classici del pop e gioca sulla magia evocata da quel poster di Marlene Dietrich appeso alla parete, testimone muta delle disavventure sentimentali della protagonista. io te la rigiro così: il destino è beffardo come il sorriso di Marlene, è vero, ma alla fine la spunterai tu. è il destino, baby.


ACQUARIO

Zucchero - "senza una donna"

che ti ridi, ironico Acquario? ti sembra semplice, interpretare questo vaticinio, e invece no. perché mi piace intravedervi una fiera, ma dolorosa, dichiarazione d'indipendenza. attenzione: non un invito alla solitudine, o un autocompiacersi di come si stia bene senza la persona amata. l'italico Sugar ci suggerisce che dobbiamo imparare a farcela da soli, anche se è triste e ci sembra di non riuscirci. e non leggerla solo in chiave sentimentale.


PESCI

Bruce Springsteen - "i'm on fire"

accidenti, insospettabile Pesciolino. se anche non conoscessimo il testo di questa canzone, l'atmosfera direbbe tutto. d'altronde Bruce è sempre una garanzia, mascolinamente parlando: e se va a fuoco lui, non vedo perché non dovresti anche tu dar libero sfogo ai tuoi istinti. in bocca al lupo, comunque.

venerdì 25 novembre 2011

Occasione di festa numero 117.

Ultimamente su questo blogghino si parla poco di ricette, eppure qui a casa Cialtroni si cucina eccome! Dolce, salato, ormai non ci ferma più nessuno. E allora, siccome ho constatato con enorme piacere che molti hanno gradito (e commentato!) le mie fotine culinarie postate su Facebook, rieccomi per condividere la ricetta del superfantastico rotolo alla Nutella - sì, proprio quello tutto venuto male ma che fa resuscitare i morti, per questo detto anche rotolo cialtrone alla Nutella.
Per prima cosa, l'ordine: in cucina bisogna essere ordinatissimi. Quindi: canovaccio pulito, e mettete davanti a voi tutti gli ingredienti necessari, accuratamente pesati, che sono:
1. 200 grammi di zucchero
2. 3 uova
3. 130 grammi di farina 00
4. 2 cucchiaini di lievito PER DOLCI (occhio)
5. 50 millilitri di latte
6. 200 grammi di Nutella (il bicchiere piccolo, per intenderci: sul mio c'erano i Puffi!)
Importantissimo e non detto in precedenza: non prendete iniziativa sulle quantità e tipologie degli ingredienti e sui passaggi della preparazione di QUALSIASI dolce: a volte basta una infinitesima variazione per mandare in mona tutto il vostro lavoro.
Allora pronti, partenza, via!
In una ciotolotta capiente, versate lo zucchero e le uova. Prendete lo sbattitore e montate per un bel po' le uova, indicativamente fino a che non le vedrete raddoppiare di volume.
A parte, mescolate i due cucchiaini di lievito alla farina, e versate A PIOGGIA il tutto nell'impasto umido, dopodiché versate delicatamente il latte nell'impasto, sempre lasciando lavorare le fruste.
Quando bisogna fermarsi? Quando vedete che l'impasto è perfettamente amalgamato, più tendente al liquido, per intenderci.
Fin qui tutto facile, vero?
Aspettate a cantar vittoria perché il peggio deve ancora venire. Prendete la placca da forno e vi stendete sopra un foglio di cartaforno (trucchetto: bagnatela leggermente e strizzatela per farla aderire bene alla placca) e qui, con goduria immensa, versate il profumatissimo impasto con delicatezza, come se doveste picchiettare i tasti di uno xilofono. Stendetelo in modo uniforme, e cercate di farlo arrivare anche negli angoli, in modo da formare un bel rettangolo.
Poi andate da LUI. Lui, come ben sapete se avete letto le altre ricette, è il forno. E' da lui che dipende tutto, perché per quanto bravi voi siate stati, la vostra fatica sarà stata vana se LUI non farà bene il suo dovere. Quindi, ricordate sempre che a LUI bisogna rivolgersi con affetto e deferenza: lo si saluta, "come stai, stai bene, sì?", gli si affida la nostra teglia con mani tremanti dandole l'addio con un bacio, si chiude il vetro, si impostano timer (5 minuti) e temperatura (220 gradi) e infine si implora il dio dei dolcini di elargirci energia positiva a piene mani.
Quando la superficie del nostro impasto sarà DORATA, è fatta: togliete la placca dal forno. Passaggio difficilissimo, a questo punto: prendete un altro foglio di cartaforno ungendolo a malapena e, con delicatezza massima, rovesciatevi sopra l'impasto appena cotto. 

Con mani di fata, e mooolto lentamente, staccate la cartaforno dalla pasta biscotto, piano, piano, piano.
Nel frattempo, fate ammorbidire a bagnomaria la Nutella, finché non assume consistenza quasi liquida: ci vorranno cinque minuti (andate a occhio, comunque). 

Fatto questo, prendete un bel cucchiaio e, intingendolo peccaminosamente, schiaffate il contenuto di tutto il bicchiere dei Puffi sopra l'impasto, e infine stendetelo con una spatola per dolci fino a ricoprire l'intera superficie della pasta biscotto.


Ed ecco che qui casca l'asino, cioè io: perché bisogna arrotolare il rotolo. Ora vi chiedo io un consiglio: come fare affinché non si spacchi ai lati come è successo a me? C'è qualche trucco? 
Sia come sia, dopo averlo (più o meno) arrotolato mettetelo in frigo per almeno un'oretta, così si rassoderà - e diventerà ancora più squisito, gnam! 


Nel mio caso, poi, lo taglio a fette con un bel coltellaccio da pane, lo conservo in un paio di contenitori sottovuoto e così, per una settimana, la colazione è servita.
Credetemi: sarà venuto brutto come la morte, ma la bontà era indescrivibile. Non solo: effetto antistress garantito, e la soddisfazione di fare colazione con qualcosa di assolutamente sano e fatto con amore. 
Prendeteli per la gola, ragazze ;)

PS. copyright della ricettina http://www.misya.info (grazie!)


lunedì 21 novembre 2011

Occasione di festa numero 116.

Chiedi all'i-Pod


ovvero: l'oroscopo della settimana dal 21 al 27 novembre 2011. 


(fa tutto lui, io non faccio niente)


ARIETE

Bruce Spingsteen: "working on a dream"

un maschio Alpha come Bruce convincerebbe anche San Tommaso. credici, Ariete: il momento tanto atteso è arrivato. ma per realizzarli, i tuoi sogni, devi sgobbare. mantenendo sempre la leggerezza, come fa Bruce quando fischietta nel bel mezzo della canzone.

TORO

Black Eyed Peas: "just can't get enough"

competitivo e focoso come sei, caro Toro, non mi sorprende affatto sapere che, di qualunque cosa stiamo parlando, tu è sempre lì che miri: al massimo. stai attento, però, a che questo non significhi non apprezzare a sufficienza ciò che hai.

GEMELLI

U2: "heartland"

l'atmosfera suggestiva di questo gran pezzo dei vecchi u2 parla chiaro: è al cuore che devi mirare, caro Gemellino. e se ti succede, come agli u2 di oggi, di perderti un po' per strada, guardati indietro ma solo per ricordarti di cosa sei capace, quando ci credi davvero.

CANCRO

Queen: "these are the days of our lives"

Abbandonarti ai ricordi, dolce Cancro, è uno dei tuoi passatempi preferiti, lo so: ma ricordati che la vita è adesso. perciò disciplinati a relegare la nostalgia a un'infinitesima parte del tuo tempo, e ne trarrai enormi benefici.

LEONE

R.E.M.: "I remember California"

a differenza degli amici del Cancro, a te, Leone, crogiolarti nel passato non interessa. però questa canzone, gioiello dell'immensa discografia dei più adorabili nerd della storia della musica, ci insegna una cosa: impara a esplorare territori nuovi, a metterti alla prova, o semplicemente a guardare le cose da una diversa prospettiva. te li immagini, quattro musicisti rachitici sotto il sole della Caifornia? è questo che intendo.

VERGINE

Bjork: "pagan poetry"

chiudi gli occhi e ascolta l'incanto, adorabile Vergine: la musica, la voce di Bjork conducono in un mondo di sogno. è proprio qui che ti attendo, però: lascia andare il tuo pragmatismo, per una volta, impara ad ascoltare quella parte di realtà che non rientra dentro una definizione. poi fammi sapere come ti senti.

BILANCIA 

Gipsy Kings: "soy"

l'invito è chiaro, amico della Bilancia: si parla d'amore. Ma le schitarrate dei Gipsy Kings mi fanno pensare che, forse, è il momento di ripensare il modo in cui lo comunichi: prova a usare un linguaggio diverso, non si è mai ridicoli quando si parla di sentimenti.

SCORPIONE

Amy Winehouse: "october song"

lo so, siamo a novembre, amato Scorpione: ma se l'i-Pod ha pescato questa canzone deve esserci un motivo. cerchiamo di capire. forse tu, così complesso e impetuoso, hai bisogno di riconsiderare alcune cose che hai fatto nel tuo passato più prossimo. e che magari potevano essere evitate.

SAGITTARIO

Erykah Badu: "honey"

è strana questa canzone, amico del Sagittario: parte piano, poi diventa un bel soul up tempo. è proprio quello che sta succedendo a te: all'inizio camminerai in punta di piedi, poi sorprenderai tutti con qualcosa di completamente diverso, e - ciò che più conta - bellissimo. 

CAPRICORNO

The Beatles: "eight days a week"

sei in un momento ipercinetico, caro Capricorno: troppe cose da fare, e troppo poco tempo. ma ti ricordo che qui, i quattro scarafaggi, stanno parlando d'amore: forse è il caso di rinunciare a qualche impegno, e dare ai sentimenti lo spazio che meritano.

ACQUARIO

Gianluca Grignani: "la mia storia fra le dita"

un bel classicone romantico della pop music italiana ci conduce in territori ultrasentimentali. o forse no. ci dice semplicemente che le relazioni possono finire, e che bisogna accettarlo, magari scrivendoci una canzone. parafrasando, amico dell'Acquario: accetta ciò che accade nel modo migliore possibile. sei il segno più creativo dello Zodiaco: hai la fortuna di poterlo sublimare, il tuo dispiacere. per cui, fallo.

PESCI

Simply Red: "ghetto girl"

forse in questo momento, Pesciolino, ti senti un po' escluso dagli avvenimenti positivi della vita: può capitare, sono fasi. lo dicono anche i Simply Red: "stay at home, girl". sai io come la interpreto? che, in momenti di tempesta, il saggio sa che deve lasciare la barca in porto e aspettare che passi. prima o poi ogni tempesta finisce, abbi fiducia.

venerdì 18 novembre 2011

Occasione di festa numero 115.


Chi mi conosce lo sa, che sono una persona piuttosto testarda: prima di giudicare, ascolto sempre. Se si parla di musica, poi, è una regola ferrea. Così volevo sorprendervi e sorprendere un po' anche me, mettermi alla prova. E stavolta, cari amici della curva, mi sono proprio sentita un bel disco. 
Un bel disco POP come dev'essere fatto: c'è il personaggio - bella, di grande talento e personalità, ottima capacità di intrattenitrice e performer, piglio imprenditoriale, una coppia invidiata, adesso pure la gravidanza -, ci sono le canzoni che trainano e quelle più coraggiose - giusto per chiarire che il personaggio c'è da un punto di vista anche musicale, cosa non da poco oggi -, ci sono i collaboratori giusti, c'è la professionalità, ci sono un sacco di bei videoclip che girano in rete. 
Poi quest'estate, prima che uscisse il disco, c'è stata anche una consacrazione che a poche fortunate è toccata in sorta: l'headlining dell'ultima serata del più importante music festival del mondo, il Glastonbury (a tal proposito, date un'occhiata: http://www.youtube.com/watch?v=O4iGEbHC7Oc).
Quindi poca puzza sotto il naso e andiamo a parlare di questo 4 che è, per l'appunto, il quarto album dell'incantevole Beyoncé Knowles - o B, Queen B, signora Carter, o ciao. 
Ve la ricordate quando ha iniziato? Era la frontwoman di un bel gruppo di signorine, le Destiny's Child, un r'n'b fresco e moderno, cantato benissimo, e infarcito di un girl power di ritorno in salsa black. Bell'atteggiamento, belle canzoni, insomma mi piacevano (arriverà presto un Music Saves su un'altra mia enorme passione, di cui non vi ho mai parlato: il soul).
Poi Beyoncé, che era inequivocabilmente la più talentuosa, prende la strada solista, ma lo fa in un modo così prevedibile e patinato che causa in me una istintiva reazione di rigetto. Siamo nel 2003 e, se ricordate bene, in quegli anni l'imperativo morale delle cantanti pop/soul era lo sbirignao vocale, quella farcitura continua e inopportuna di gorgheggi e vocalizzi: e figuratevi una come Beyoncé, che li sapeva fare davvero. Niente: abuso dello sbirignao e - eccola lì - uso disinvolto del proprio corpo. In più, non si risparmia un altro topos, quello del featuring rap buttato lì in mezzo alla canzone. La stella pop gradita all'industria discografica e anche al mainstream black era servita: vagonate di copie vendute, fidanzamento - e poi matrimonio - stellare col rapper-imprenditore super potentissimo Jay Z, conquista del mondo.
Nel frattempo, però, succede qualcosa. Succede che il monopolio della vera musica soul, tradizionalmente detenuto dalle artiste del filone black, passa di mano e si fa un bel volo oltreoceano: in Inghilterra, per la precisione. Dove, a metà degli anni 2000, una signorina svitata di origini ebraiche, Amy Winehouse, apre la strada a un seguito di cantanti che il soul lo cantano come deve essere cantato: buttando nella voce la propria esperienza, la propria malinconia, la propria rabbia, non i gorgheggi inutili. Grazie all'enorme successo di Amy il mondo conosce Katie Melua, Duffy, ma soprattutto Florence + The Machine e la giovanissima Adele. E proprio da questi ultimi due personaggi dobbiamo partire per capire l'ultimo album di Beyoncé.
"1+1"
Queen B confeziona infatti un album in cui la forma canzone viene ripulita da tutti quei vizi della pop music moderna quali gli arrangiamenti super tamarri in stile Eurodance (alla Lady Gaga, per intenderci), l'abuso dei sintetizzatori, l'autotune, le collaborazioni inutili (o utili solo a fare cassa), per andare a recuperare un sano spirito soul e r'n'b, proprio lei che ha la voce giusta per farlo. E quindi ci troviamo di fronte a un misurato omaggio alla grande black music degli anni Ottanta  - Prince, Michael Jackson, Stevie Wonder, Whitney Houston, Anita Baker - e, di contro, a una grinta r'n'b molto simile a quella del suo vecchio gruppo: ritmi quadrati, marziali, contrapposti a grandi armonie vocali. Poi c'è anche un pochino di pop music, ma B è un personaggio importante della cultura pop di oggi, che ci volete fare. E poi lasciatemelo dire: se tutta la pop music fosse confezionata con questo livello di professionalità...
"Run the World (Girls)"
Ma veniamo alle canzoni. La prima cosa che si nota è proprio la sua voce: pulita, distesa, potente, al massimo del suo potenziale. La lezione di Adele e di Florence è proprio qui. Una prova di forza vocale che a me è piaciuta moltissimo. 
Un'altra cosa che funziona, già anticipata: anche gli arrangiamenti sono ripuliti, più essenziali, efficaci. Ascoltate l'iniziale 1+1: solo la sua voce e poco altro, in un'interpretazione matura e intensa che è forse il picco dell'album. Sento l'eco lontana di Purple Rain: ed è un gran complimento. Un altro esempio: I Miss You gioca tutta sull'atmosfera, un intenso tono sussurrato prevale sul controcanto a gola spiegata, le tastiere e la drum machine rimangono sullo sfondo. Notevole. Ma, se dovessi scegliere la mia preferita, la canzone che davvero mi ha fatto ricredere sul suo conto, vi cito il secondo brano in scaletta: I Care. Qui B si è superata: un bel pezzone rhythm and blues suonato come si deve, batteria fantastica, backing vocals da urlo, piano e organo di sfondo, un bell'assolo  di chitarra e soprattutto una grande Beyoncé, che prende in mano un brano di amore deluso (di cui la nostra amata Adele è ormai specialista mondiale) con credibilità e grinta. Sento che anche Aretha sta approvando.
"Best Thing I Ever Had"
Sì, ma non cantiamo vittoria troppo presto. La vecchia Beyoncé, quella che ha venduto gli stramiliardi di dischi, la stella pop, mica poteva esser liquidata così. E allora i fan mainstream possono essere accontentati dal singolo Best Thing I Ever Had, dal lento firmato Diane Warren I Was Here, e dalla prevedibile Start Over, che sono comunque di ottima fattura grazie alla suddetta professionalità della signora e del suo team.
"Countdown"
Per fortuna, però, sono solo episodi, e la signora Carter recupera subito inanellando una serie di brani che strizzano l'occhio agli Eighties di gran classe, divertendosi pure un sacco: Rather Die Young, forse un po' banale, Love on Top, vitale ed elegante soul che mette insieme Stevie Wonder, Michael Jackson e Anita Baker e, nella edizione deluxe, l'insolente Schoolin' Life (mi rivedo bambina a ballare I Wanna Dance with Somebody di Whitney, ve la ricordate col frisée?) e Lay Up Under Me, un omaggio al soul solare di Jacko e un bell'esempio di come essere sensuali non mostrando porzioni del corpo come la signora ama fare spesso, ma solo usando la propria (magnifica) voce.
"Party"
Poi c'è la parte urban & contemporary, per così dire: ed è qui che B si circonda dei migliori produttori in circolazione per scolpire un suono moderno, ma mai banale, che sa assecondare e meglio ancora valorizzare la sua versatilità di interprete.
Ed ecco l'omaggio alla old school di Party, prodotta tra gli altri da Kanye West e impreziosita dalla presenza di André 3000 degli Outkast; la perfetta Countdown, r'n'b moderno e sbilenco, pieno di cambi di registro, che ricorda, aggiornandole, le migliori Destiny's Child; il capolavoro (davvero) End of Time, che sfodera un ritmo tribale e un'esplosiva sezione di fiati adagiandovi sopra delle armonie vocali perfette; e il controverso singolo Run the World (Girls), che merita un discorsino a parte. Il pezzo, a mio avviso, è ottimo: sulla falsariga di End of Time, gioca su un ritmo marziale e su un'interpretazione di sostanza. Tuttavia, cara signora Carter, non è radiofonico. E tu, regina delle charts e independent woman col pelo sullo stomaco, per lanciare il tuo disco scegli una canzone che all'80% dei tuoi fan non piacerà. Perché lo fai? In realtà è una domanda retorica. Il mondo l'hai già conquistato, ti sei sposata e adesso hai pure il pancione. Ho capito che ora hai voglia di fare quello che più ti piace, lasciare magnanimamente spazio alle giovani che scalpitano (Lady Gaga, Adele, Florence) e magari convincere anche gli snob antipatici e saccenti come quella cialtrona che sta scrivendo. E ci sei riuscita, accidenti.
"Love on Top"

Ps: un'ultima cosa. Ci tenevo a segnalarvi questa clip (andate su http://lifeandtimes.com/pregame), girata dal suo maritone strafamoso. Se avevate ancora dei dubbi sul fatto che la signora sappia cantare davvero. Buona visione.

giovedì 10 novembre 2011

Occasione di festa numero 114.

Music Saves. Episodio 6. Sedici anni. Il Britpop. La felicità.

ovvero: materiale per ricattarmi se non mi volete bene o ogniqualvolta non siate d'accordo con le mie recensioni a ca**o

Nella mia personale classifica della felicità, l'anno della terza liceo sta molto, molto in alto. L'autunno 1995 risentiva, per inerzia, delle belle vibre della mia prima summer of love, ed era comunque partito col piede giusto per una fortunata circostanza. In pratica la mia classe, decimata da bocciature e fughe varie, venne accorpata alla metà di una classe che era stata smembrata per meri motivi amministrativi. Fu una boccata di aria fresca, di quelle buone buone e profumate. Piccolo outing: con pochissime eccezioni, i compagni di classe di cui conservo un migliore ricordo fanno proprio parte di quelle new entries, tra cui sta colei che oggi è una delle mie più care amiche.
Immaginatemi: stavo appena uscendo dal guscio. Iniziavo a capire che anch'io potevo farcela, che bastava crederci anche solo un po'. Però c'era una cosa che proprio mi smontava: l'idea di rivedere i vecchi compagni di classe. Non mi entusiasmava, anzi un po' mi angosciava: non mi ci trovavo, li tolleravo e venivo a malapena tollerata, sentivo di portare sempre una maschera, di non fare uscire la mia voce. Ed ecco che arrivano i nuovi e le mie preghiere sembrano esaudirsi. Legai subito con alcuni di loro, per altri c'è voluto un po' più di tempo ma ciò che più contava è che finalmente mi sentivo circondata da energia positiva e da belle persone. Mi stavo rilassando
E poi, a ottobre, l'impensabile. Un ragazzo carino, ma carino forte, sembrava interessarsi a me. Gulp! Se non fossi la cialtrona che sono, ora starei a raccontarvi di quanto bella fu quell'esperienza. E invece no. Perché lui non si fece avanti, io dormivo, e forse qualcuno non proprio disinteressato mise i bastoni tra le ruote. Per farla breve: tre mesi di sguardi, appostamenti, sorrisi, ammiccamenti e... basta, morta lì. E alla fine si mise pure con una zozzona (ma zozzona vera, neanche tanto bella).
Lo ricordo ancora. Era mattina. Ero alla fermata dell'autobus ad aspettare la mia cara Martina (fummo compagne di banco per tutto quell'anno) con le mie cuffiette e una musica nuova nuova nelle orecchie.  Roba inglese, fresca, un respiro a pieni polmoni dopo la pesantezza del grunge. Belle melodie, immediate, una buona dose di spensieratezza e tanta ironia e faccia tosta tipicamente british. Vi dicono nulla i nomi Blur e Oasis? 

Ebbene: mentre son lì che ascolto, e aspetto, passano due ragazzi (viaggiava sempre con un altro, per qualche oscura ragione). Quello carino si volta verso di me, mi guarda, poi si volta di nuovo, poi mi sorride. Io mi guardo attorno, c'è qualcuno dietro? Con chi ce l'ha? Sono incredula. Passa la mattinata. Arriva il quarto d'ora di intervallo e i due si palesano davanti alla mia classe, parlano con alcuni dei miei compagni nuovi, e io con le mie amiche a osservare la scena seduta sulle scale che portavano in soffitta, quelle scale che per un anno consumammo di chiacchiere e pettegolezzi. Quello carino si mette pure a guardare il registro di classe, lo sento persino chiedere a qualcuno "ma come si chiama?" o forse fu solo il parto di un'immaginazione malata (chi sa, parli!), insomma per un paio di mesi andammo avanti così senza nulla concludere. 
Ma, come già era accaduto per l'estate precedente, anche l'autunno si nutrì di speranze e aspettative, e ciò bastò. Era come se la natura complessa della mia personalità richiedesse un passo alla volta, per ricomporre i pezzi e armonizzare i contrasti. Prima la presa di coscienza di potermi avvicinare all'oggetto delle mie attenzioni; poi la consapevolezza di poter piacere anche a qualcuno considerato carino. A voi sembrano stupidaggini, ma come me ci si nasce: siamo i nerd, gli sfigati, gli esclusi. Strappiamo a morsi ciò che per la maggior parte delle persone è naturale e conquistato con disinvoltura. Portiamo con noi il nostro trolley carico di paure e insicurezze, e ci costa molto separarci da ciò che contiene: per questo ne togliamo un pezzo alla volta.
Piacevo a M., che era così irresistibilmente carino? Bene, a posto così. Se si farà avanti, io sarò qui. Ma non chiedetemi altro: non ce la faccio
L'idea di piacergli mi bastava. 
La speranza che si facesse avanti mi tenne su, in due mesi meravigliosi che porto tuttora nel cuore. 
E la musica accompagnò magicamente e perfettamente quel periodo, sospeso tra entusiasmo, voglia di sfidare la vita e la consueta, persistente malinconia. D'estate, in Inghilterra era esplosa - fomentata dalle solite testate musicali inglesi - una vera e propria battle of the bands tra i Blur e gli Oasis, gruppi britannici attivi fin dagli inizi degli anni Novanta ma ancora poco conosciuti fuori dai confini nazionali. Strategia di marketing o semplicemente mediatica volle che, nello stesso giorno, venissero pubblicati i due singoli nuovi delle due band, rispettivamente Country House e Roll with it, e fu facile giocare alla gara a chi avrebbe venduto di più. 
Quell'estate "vinsero" i Blur, meritatamente: Country House era un apripista eccellente e appiccicoso, forte di un video divertente e di un ritornello immediato. Il singolo degli Oasis risultava più anonimo e meno catchy, ma avercene. E così l'autunno di tutti gli appassionati di musica fu caratterizzato da questa nuova mania, che avrebbe aperto la strada anche a gruppi notevoli come i Pulp, i Suede, i Verve, i Kula Shaker. Ma le band protagoniste erano sempre quelle due, anche nel mio cuoricino. 
 
I loro due album, The Great Escape e (What's the Story) Morning Glory sono due classici della mia cultura musicale pop, ascoltati e riascoltati centinaia di volte. Ciascuno a suo modo perfetto: più solare e immediato, anche se versatile e velato di una sottile malinconia quello dei Blur; compatto, insolente, aggressivo e rude quello degli Oasis. La storia ha dato ragione ai simpatici fratelli Gallagher, però: Wonderwall e Don't Look Back in Anger sono classici immortali della pop music, mentre i brani contenuti nel disco dei Blur, pur pregevoli, non hanno incontrato quel successo universale riservato agli evergreen. 
 
Quell'autunno fu memorabile anche perché, per la prima volta, vissi personalmente una delle più classiche esperienze formative degli adolescenti anni Novanta: l'occupazione e autogestione della mia scuola. Niente di eclatante, per carità, ma partecipai. Era bello andare a scuola il pomeriggio, avere un'intera aula a disposizione, girava una bella energia, si conoscevano persone. Un'immagine che mi rimase impressa fu quella di un ragazzo simpatico del mio liceo che un giorno, portando la chitarra, si mise a suonare i pezzi più in voga in quel momento: My Friends dei Red Hot Chili Peppers, Wonderwall degli Oasis e Certe Notti di Ligabue. Alle prime note di queste tre canzoni, tuttora, nella mia memoria si ricompone magicamente il quadro: lui in mezzo a un'aula gremita, seduto a gambe incrociate su un banco, e alcune ragazze attorno a cantare.  
 
Tutte le canzoni ascoltate in quel periodo, più o meno da settembre a Natale del 1995, portano marchiati a fuoco i segni dei miei ricordi. Best Days dei Blur rievoca una mattina passata a casa a guardare la neve scendere; The Universal fu la mia canzone natalizia di quell'anno; Don't Look Back in Anger mi fa ricordare di un sabato, alla fermata dell'autobus dopo la scuola, in cui io e la mia amica R. la cantammo a squarciagola per intero, senza vergognarci, felici di essere lì, in quel momento, pensando che il giorno dopo non saremmo andate a scuola, che avremmo dormito, e chissà cosa avremmo fatto (scrivo queste cose, e mi si stringe il cuore. Letteralmente. Il sabato del villaggio).
Non è facile rendere la magia e le contraddizioni di un'età incredibile come i sedici anni. Di anni, oggi, ne ho esattamente il doppio, ma quando devo pensare a un momento della mia vita davvero felice, spensierato, ricco di positività e promesse, penso a quei tre mesi. E, per aiutarmi a ricordare, mi basta sentire le prime note di ognuna di quelle canzoni, e il mio mondo di allora si ricompone: e, intenerita, guardo me stessa con stupore ed emozione, rendendomi sempre più conto di esserci andata molto vicina alla felicità, quella volta.

PS: di materiale musicale per ricattarmi, stavolta, non ce n'è. Perdonatemi: ho raccontato qualcosa per me molto prezioso e non riesco a scherzarci troppo.

mercoledì 2 novembre 2011

Occasione di festa numero 113.

(segue)

Con le menate pseudo-sociologiche sulle città pop vi ho già ammorbato altre volte (http://milleoccasionidifesta.blogspot.com/2011/10/occasione-di-festa-numero-111.html e http://milleoccasionidifesta.blogspot.com/2011/09/occasione-di-festa-numero-107.html). Ma adesso stop. Ritorno nella consueta modalità cialtrona. 
So let's talk about our mini-holiday in Montecarlo (entro già nel mood iperchic-modaiolo). 
vista dall'albergo Miramar (appunto)
Io e l'ingegnere alloggiamo in un piccolo albergo di Cap d'Ail, a un paio di km dalla capitale rivierasca. L'albergo si chiama Miramar, è semplice, pulito, e si vede pure il mare dalla finestra (nomen omen). La domenica pomeriggio siamo già al Principato. Il tempo è piuttosto nuvoloso, ma il caldo è di quelli agostani. Parcheggiamo in Boulevard Albert Premier e siamo già in pista. Prima cosa abnorme: i prezzi. Per un milkshake rachitico, 5 euro. 
discreto e modesto, il Lady Moura
Seconda cosa abnorme: gli yacht ancorati nel porto. Ce ne sono tanti, tantissimi, mai visti così tanti tutti insieme. Il Lady Moura è il più grande di tutti, e scopriamo essere dell'uomo d'affari saudita Nasser Al-Rashid, consigliere della famiglia reale. Uno schiaffo alla povertà che lévati. 
la vera nave era l'altra
C'è anche la Costa Pacifica, nave da crociera immensa. Il sonoro ceffone ci fa voltare dalla parte della montagna: lo skyline di Montecarlo è un tetris, condomini giganteschi superlussuosi incastrati gli uni negli altri a strappare roccia al promontorio - il Principato è lo stato a più alta densità del mondo, lo sapevate? -. 
tetris monegasco
Ci dirigiamo verso il Casinò, percorrendo Avenue d'Ostende: a destra, il mare e i ristorantini tischi toschi*a sinistra, l'Hotel Ermitage, le boutique dei designer italiani, la terrazza dell'Hotel de Paris. Ehi, ma in terrazza preparano un buffet spettacolare! Sì, vabbè, ma tanto per noi sarebbe accès interdit e poi che ci importa? Proseguiamo.
trova il Casinò
La piazza del Casinò ha un impatto notevole, nulla da dire: una bomboniera pulita e mondana che pare di essere in un sogno. Ti volti a sinistra: un'altra facciata dell'Hotel de Paris, sfarzosa e così parigina nella sua candida monumentalità. Al piano terra, il ristorante pluristellato di monsieur Alain Ducasse Louis XV e, accanto, la Salle Empire, che quella sera ospitava un affollatissimo aperitivo il cui più sgangherato partecipante potrebbe mantenere all life long me e almeno dieci generazioni successive. 
"tischi toschi" è un eufemismo
L'edificio che dà il nome alla piazza, con il suo inconfondibile stile Belle Epoque, compare alla destra ed è un vero gioiello di eleganza architettonica. Vista l'esperienza sanremese, è quasi inutile dirvi che abbiamo girato alla larga. Alla destra del Casinò, i tavolini del Café de Paris e, di fronte, una bellissima prospettiva di fontane e aiuole, in alternanza. 
eleganza senza tempo da YSL
Le vie adiacenti sono un tripudio di lusso e grandi firme. Il superlativo tris Cèline-Lanvin-Chanel da una parte, l'uno-due Dior-YSL dall'altra, vera quintessenza dello chic parigino, conquisterebbe anche il più scettico degli scettici. Questi misuratori di ricchezza vanno ad aggiungersi ad altri due: le automobili e le donne bellissime. Il paradiso di ogni maschio medio abitante sul pianeta Terra.
Questa abbondanza, questa perfezione fasulla ma ostentata non può che mettere a disagio due giovani squattrinati come noi, che infatti ci aggiriamo per le vie sfarzose come fossimo i protagonisti di un esperimento antropologico. 
la place du Casino by night
La cena viene pagata direttamente col sangue e ci impone, per riprenderci, una attività piacevole, prima di ritirarci nelle nostre stanze: session fotografica notturna con lo sfondo dello skyline di Monte Carlo che - va detto - col buio dà il meglio di sé (convengo con Cee Lo Green: Bright lights, bigger city).
è glamour pure il banchetto
Il lunedì è dedicato alla visita del Principato vero e proprio, e - pur con le dovute proporzioni - rispetto alla sera prima ci sembra di ritornare sulla Terra. Monaco è davvero un gioiellino, così pulita che sembra quasi profumata, è tutto in ordine è tutto in ordine (come direbbe Lorenzo), non c'è una facciata di palazzo che sia scrostata o che presenti una piccola, infinitesimale, fisiologica crepa. 
è tutto in ordine
Tutto è creato per offrire ai membri della dinastia reale il miglior surrogato di vita vera possibile, mondato però da ogni bruttura (e invece no: nelle onnipresenti foto della coppia principesca Alberto-Charlene l'infelicità di quest'ultima è plateale, quasi palpabile). Il panorama dalla rocca è notevole, tanto da far sembrare bello il tetris di palazzi e grattacieli, lambiti da sinistri nuvoloni. La gente è incantata dalla favola, oggi ancor più che in passato. Sbarra gli occhi, spalanca la bocca, guarda per aria.
con la testa per aria
E allora io e l'ingegnere cerchiamo a modo nostro di tornare coi piedi per terra. Prima la visita al museo oceanografico, sempre suggestivo, in cui una vasca piena di meduse ci ipnotizza ricordandoci la vera leggerezza. Poi una sosta per pranzare, dove mangiamo il panino meno caro - per gli standard monegaschi - e più buono, e dove l'ipercinetico cameriere poliglotta ci saluta dicendoci che it's nice avere clienti cool, relaxati, come noi.
e comunque hanno ragione loro
In definitiva, la due giorni monegasca ci ha visti provati e confusi, portandoci ad alcune conclusioni:
- non è bello ciò che è finto, dunque siccome nel Principato tutto è finto, ciò che sembra bello non lo è così come sembra (eh?).
- non si può pagare un milkshake 5 euro, un piatto di pennette al Roquefort 12 euro, 5 ore di parcheggio 12 euro e badate bene che non siamo andati al Casinò né in quei locali e ristoranti mostruosamente chic.
rimostranze
- in un'epoca in cui il sistema capitalistico sta evidentemente crollando (it's a matter of fact) un luogo come Montecarlo è anacronistico, spesso offensivo. A Montecarlo si paga tutto, e talvolta si ha l'impressione di dover pagare anche per il tramonto, o per la brezza marina. E' una bellezza che si sconta, in qualche modo; goderne, se non sei ricco, ti fa quasi sentire in colpa.
una sposa triste spunta qua e là
- la gente comune ha un disperato bisogno di sognare, soprattutto ora. Qui lo dimostra la presenza ubiqua di fotografie e cimeli della coppia principesca, versione moderna del mito di Cenerentola. E qui, più ancora che nell'Inghilterra di William e Kate, sembra di far parte del sogno (ammetto un cedimento di fronte al vestito da sposa di Charlene, esposto al Musée Océanographique).
ok, avete vinto
- siamo felici così, ci crediate o no. E questa piccola, comunque rinvigorente gita, ce l'ha fatto capire ancora di più.
... e soprattutto: se vintage dev'essere, rivoglio Albissola e Torre Pedrera!!!


sempre bello e virile anche con la mia borsa, l'ingegnere
cialtronaaaaa
* espressione spesso usata dall'ingegnere per indicare persone e/o luoghi particolarmente sofisticati e snob. Non so se sia solo palermitana o se venga usata in altre zone della Sicilia. Chiedo aiuto a Marta, la mia etimologista di fiducia, per scoprirne le origini :)