Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

sabato 28 maggio 2011

Occasione di festa numero 93.

Music Saves. Episodio 3. 1992: la maledetta estate del grunge.

ovvero: materiale per ricattarmi se non mi volete bene o ogniqualvolta non siate d'accordo con le mie recensioni a ca**o

Dov'eravamo rimasti? Ah sì, estate 1992. MTV.
L'avevo già sentita nominare, soltanto nominare. Vederla mise in moto gli inquietanti meccanismi della dipendenza, portando una ventata di novità nel mio universo musicale. Ascoltarla tutti i giorni mi aiutò a migliorare il mio inglese strafalcione e autodidatta, che fino a che non l'ho studiato seriamente è rimasto imperfetto e sgrammaticato.
Tra tutti i video in rotazione quell'estate, due in particolare avrebbero avuto l'impatto più devastante: Alive, dei Pearl Jam e Smells Like Teen Spirit, dei Nirvana. 
frame dal videoclip di Alive
frame dal videoclip di Smells like teen spirit
Chi fossero questi cani rabbiosi ancora non lo sapevo, ma - non so come - ero irresistibilmente attratta da quella musica. Nella mia mente li associavo al rock che conoscevo, l'uso massiccio delle chitarre in qualche modo mi ricordava certe cose dei Pink Floyd, e dei Queen. Quindi mi faceva sentire a casa. Però quel suono cupo, quadrato, claustrofobico, e la rabbia e la disperazione di chi cantava non le avevo mai sentite prima. 
un perfetto esempio di barbarie estetica provocata dal grunge
esempio di disgraziata grunge attitude
I capelli davanti alla faccia, gli orribili camicioni di flanella da boscaiolo e le t-shirt a maniche lunghe sotto quelle a maniche corte, i berretti di lana anche con cinquanta gradi all'ombra: era il grunge. Erano venuti da Seattle a rovinare l'adolescenza e il senso estetico di una marea di disperati nati tra la fine dei Settanta e gli inizi degli Ottanta, primi figli del consumismo sfrenato che vent'anni dopo li avrebbe distrutti. Le mie turbe pre-adolescenziali trovarono comprensione e giustificazione in quell'abbondanza di negatività, e per molto tempo non sarei più tornata indietro. 
Alice in Chains: Layne Staley (terzo da sx), RIP
E come me, tantissimi altri.
Il grunge era la next big thing, la cosa più figa che stesse accadendo musicalmente in quel momento. Era una moda, era uno stile musicale, era una malatissima filosofia di vita, era una macchina da soldi. E noi ci siamo cascati dentro con tutti i piedi. Perché noi ci credevamo, loro invece sembravano sfigati e non lo erano.
Soundgarden: in primo piano lo sfolgorante fascino di Chris Cornell (tuttora bellissimo, andate a controllare)
Attinsi a piene mani: Nirvana Pearl Jam Soundgarden Alice in Chains Smashing Pumpkins Mudhoney Dinosaur Jr Screaming Trees.
Venerai un film in cui comparivano tutti, un film carino ma soprattutto interessante come testimonianza sociomusicale di quel momento: Singles, regia di Cameron Crowe, con un fantastico Matt Dillon che per anni avrebbe rappresentato, così combinato, il mio ideale maschile (e questo spiega molte cose). 
l'incantevole Matt (centro) e, da sx a dx: Chris Cornell, Jeff Ament (Pearl Jam), Layne Staley e Cameron Crowe
era veramente figo però
Matt coi Pearl Jam
una ragazza fortunata
Un tir preso in pieno avrebbe fatto meno male. Quel poveraccio di Kurt Cobain aveva intuito con sintesi mirabile la portata e l'opportunità rappresentata da quel movimento musicale: "La rabbia giovanile ha pagato bene, adesso sono vecchio e annoiato". 
oh poveri noi. Comunque, i Nirvana
I più concreti ed equilibrati e scaltri sono sopravvissuti, e sono diventati grandi band (Pearl Jam, Soundgarden, Smashing Pumpkins), i più fragili sono morti suicidi o per overdose (Nirvana, Alice in Chains). Che culo, essere adolescenti in quel periodo. O c'era Non è la Rai o c'era il grunge. Vuoi morire avvelenato o impiccato?
Sia quel che sia, tutto ciò ha preparato il terreno alla mia ossessione musicale #2: i Pearl Jam, per l'appunto. Mi sono presa una cotta colossale per Eddie Vedder all'epoca che guarda. 
Eddie Vedder. Bello come il sole
mmazza oh
E poi erano - e sono tuttora - bravi da far spavento. Il loro primo disco, Ten, è stato come una folgorazione. Se lo riascolto oggi mi prende un misto di ammirazione per il loro talento, rabbia per quella che ero, tenerezza per la mia ingenuità e inquietudine per i sentimenti distruttivi che compaiono in certi pezzi. I Nirvana non sono mai stati i miei preferiti, quelli erano troppo anche per me. Ma i Pearl Jam avevano una forza vitale incredibile, non sempre così mal direzionata. E il loro impeto epico mi emoziona ancora oggi.
MTV portò altre interessanti scoperte, non solo il grunge. Viste con l'occhio di oggi, quelle scoperte erano davvero molto significative, musicalmente parlando. Ad esempio, mi appassionai a una bizzarra band di San Francisco, i Faith No More. Angel Dust è tuttora uno dei miei dischi preferiti, anche se è uscito diciannove anni fa (oh. my. God), e Midlife Crisis fu il tormentone ufficiale della mia estate 1992. Poi esplose un altro fenomeno: i Rage Against the Machine. Nomen omen. Ricordo che preparai l'esame di terza media con in testa Killing in the name of. Roba fortissima, assolutamente inadatta a una ragazzina di 14 anni. Ma tant'è. E poi. I Lemonheads. Sì, quelli che hanno rifatto Mrs Robinson. Sì, quelli con quel cantante superfigo campione di nonchalance (come si chiamava? Boh, non ricordo). Stavo messa così. 
risolto l'arcano: si chiama Evan Dando, ed effettivamente era molto figo
Ma soprattutto, quell'estate non ci fu alcun episodio tamarro, e non fu un bene. Perché la tamarraggine in qualche modo andava a equilibrare la mia tendenza autodistruttiva, mi riportava a un livello di sana coglioneria. E invece ero diventata troppo seria. 
l'irresistibile verve dei Dinosaur Jr (guardate le espressioni vi prego)
Non mi rendevo conto che quello a cui stavo rinunciando l'avrei amaramente rimpianto. 
Ma, forse, era così che doveva andare, e dunque, con l'anno 1993, terminava la mia avventura alle scuole medie. 
mirabile esempio di capelli-davanti-alla-faccia: i Mudhoney
La bambina timida e timorosa del primo anno era una quasi-teenager con il ciuffo a banana superlaccato, le converse giallo canarino e degli orribili camicioni di flanella. A volte portava anche una strana cravattina di pelle nera di quando suo papà era giovane. Era una ragazzina bizzarra ma tutto sommato ancora carina, che piaceva ai ragazzi.
i più belli di tutti: gli Screaming Trees
Lo sfacelo sarebbe arrivato con l'ingresso al liceo e le orecchie e la testa piene di merda. Non posso certo tornare indietro e cambiare le cose, ma il sapere da dove vengo e perché ho vissuto determinate situazioni mi permette di fare la pace con me stessa e volermi più bene. E a dire orgogliosamente "I... I'm still alive".
quel cartello dice tutto: gli Smashing Pumpkins

(continua...)

giovedì 26 maggio 2011

Occasione di festa numero 92.

New York Fashion Week Fall 2011.

Prints and Patterns / 1.

New York, sempre pragmatica e concreta, stavolta cede alle suggestioni grafiche di stampe, motivi geometrici, fiori, righe, alternando outfit iperfemminili e da signora a interessanti commistioni sportivo/elegante di cui sono esempio i numerosi e riusciti accostamenti, visti in passerella, parka/vestito da sera. 
E tra l'altro sono soprattutto gli abiti, da cocktail, da sera o da giorno, a seguire il leitmotiv grafico.
Ciò che più sorprende, tuttavia, è la significativa presenza di abiti di ispirazione pittorica, vere e proprie tele su cui spiccano poetiche illustrazioni, omaggi all'action painting, tributi alla pittura di Gerhard Richter e persino l'immagine di una libreria (vd. l'abito di Zero Maria Cornejo), i cui libri sono inediti elementi grafici di un motivo smaccatamente geometrico.
Nota di merito alle bold prints, stampe dai colori accesissimi, ironiche e ultrafemminili, con una menzione speciale per la solarità e freschezza delle creazioni di Duro Olowu, designer nigeriano trapiantato a Londra, e di L.A.M.B., il sorprendente marchio di Gwen Stefani.
Enjoy!
Ps: cliccate sulle immagini per vederle ingrandite!

Painting

Rachel Comey
Oscar De La Renta
Kevork Kiledjian
Libertine
Milly
Rodarte
Timo Weiland
Zero Maria Cornejo

Bold prints

Diane Von Furstenberg
Diane Von Furstenberg
L.A.M.B.
Milly
Duro Olowu
Duro Olowu
Peter Som
Barbara Tfank
Thakoon
Flowers

Alice + Olivia
Rachel Comey
Karen Walker
Nanette Lepore
Tracy Reese
Anna Sui
Geometrics

Alice + Olivia
Tory Burch
L.A.M.B.
Marc by Marc Jacobs
Preen
Proenza Schouler
Cynthia Rowley
Ladylike Graphics

Victoria Beckham
Chadwick Bell
Stephen Burrows
Douglas Hannant
Christian Siriano
Rebecca Taylor
Barbara Tfank
Zero Maria Cornejo
Stripes

Stephen Burrows
Kelly Wearstler
Duro Olowu
Rodarte
Jeremy Scott
Thakoon
Karen Walker
Rag & Bone