Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

lunedì 23 maggio 2011

Occasione di festa numero 91.

Lo scorso giovedì 19 maggio, con un entusiasmo da adolescente rimbambita, ho assistito al concerto di Lorenzo Cherubini, aka Jovanotti. Avevo il biglietto fin da gennaio, opportunamente allertata dal mio caro amico Dario.
Ebbene.
Ciò a cui ho partecipato è stato ben più di un concerto: è stata una bellissima occasionedifesta, di quelle che non si scordano. Onore a te, Jova: hai sorpreso tutti, forse anche te stesso.
Soprattutto quando mi hai tirato fuori il cappellino da baseball alla rovescia e hai intonato Ci si skiaccia, perché evidentemente non ti dimentichi della tua attitudine allegramente cazzona che tanto ti fa amare da tutti, trasversalmente, in barba a generazioni e gusti musicali diversissimi.
Per quanto mi riguarda, come ben sapete (vd. Occasione di festa numero 78), è di Jovanotti la prima cassettina che coscientemente scelsi, da bambina: La mia moto, anno 1989. Poi l'amore per il rock e il maledetto grunge mi fece allontanare dalla sua musica, che stava diventando troppo commerciale e paracula per i miei gusti. Qualcosina mi piaceva, tipo L'ombelico del mondo, Bella, Questa è la mia casa. Ma poca roba. Ho ricominciato a seguirlo da Tanto(3), che secondo me è un brano pazzesco, ma soprattutto da Fango, il primo singolo di quell'album spettacolare che si chiama Safari. Ecco, Fango è una di quelle canzoni che puntualmente mi spezzano il cuore. E' uscita quando stavo male, malissimo, e mi sembrava che riuscisse a esprimere il mio stato d'animo più di quanto riuscissero a fare le mie stesse parole. "Ci si sente soli dalla parte del bersaglio/e diventi un appestato quando fai uno sbaglio/un cartello di sei metri dice tutto è intorno a te/ma ti guardi intorno e invece non c'è niente" - scrivo queste parole, e scende una piccola lacrima. Come ogni volta. E poi l'assolo di Ben Harper alla fine del pezzo. Non fatemi dire altro.
 
In seguito ho scoperto che Lorenzo la dedicò al fratello Umberto, che era morto tragicamente alcuni mesi prima. Questo spiegava molte cose. 
Fango mi portò a scoprire l'intero album. E, a ogni ascolto, rimanevo sbalordita da come il pincolone alto quasi due metri che vent'anni prima cantava "musica, musica, musica della Madonna, gente gente gente divertente" fosse arrivato a scrivere un capolavoro come Temporale, con quella frase incredibile "Quando c'è troppa virtù il cuore mi si intasa/La cura è spesso nascosta dentro alla malattia". E poi la solarità intelligente di Mezzogiorno, la cavalcata folle della title-track (con Giuliano Sangiorgi), la dolcezza infinita di Come musica (più bel video italiano di sempre, quello con le escavatrici che danzano!), l'insolenza di Punto, e quell'altro capolavoro che si chiama Mani Libere, con Michael Franti ("Quante domande mi affollano la testa/In questi giorni di grande dolore/Oggi è il primo giorno del tempo che ci resta/Un giorno buono per incominciare"). 
Ecco che quindi, lo scorso gennaio, ho salutato l'uscita del successore di cotanto disco con grande entusiasmo e curiosità. E la cosa incredibile è che non solo non sono rimasta delusa, ma anzi ho constatato come il mio percorso sia in un certo senso simile al suo, da qualche anno a questa parte: la crisi profonda, la svolta, la creatività, le domande, e Ora, per l'appunto: la voglia di ballare, il sound, l'entusiasmo, il modo migliore per vivere l'hic et nunc senza dimenticare chi siamo e da dove veniamo. E siccome nel mio cuore ci sarà sempre un posticino per quel Beastie Boy de noantri che negli anni Ottanta cantava "Gimme five, all right", sentire pezzi come Dabadabadance, La Medicina, Go!!!! ha riconciliato lui e me con il passato e con una serie infinita di altre cose.
Il ballo, le good vibes, il momento presente sono la risposta, e lo sono state per quasi tutte le due ore e mezza di concerto, in cui Lorenzo non si è risparmiato, con le sue irresistibili mosse disarticolate, e le scarpe glitterate fantastiche, e la grande band, e i vestiti supercool, e ha trasformato l'asettico e acusticamente infelice Palaolimpico di Torino in un dancefloor gigantesco, dove si sudava, si saltava, si cantava, si condivideva.
"Ragazzi siamo qui per festeggiare, festeggiare il fatto che ci siamo, qui, adesso": se non è un'occasionedifesta questa, ditemi voi quale dovrebbe essere.

NB: (bellissime) fotografie di Fabio Marchiaro tratte da Rollingstonemagazine.it

Nessun commento:

Posta un commento