Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

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lunedì 17 giugno 2013

#183. be inspired: Jessie Ware. Devotion

 
Voglio tornare a parlare di musica con una certa sistematicità, e mi piace l'idea di farlo dedicando questo comeback post a un'artista scoperta pochi mesi fa, ma già entrata a pieno titolo tra i miei artisti favoriti.
Infatti, in un panorama musicale schizofrenico finalmente normalizzato dal bombastico exploit di Adele, dopo anni di porno pop femminile di poca sostanza artistica, l'arrivo di una artista come Jessie Ware, britannica anche lei ma di poco più vecchia, conforta e incoraggia. Diversa pur in una continuità di gusto soul declinato con classe e personalità, Jessie ha infatti carisma e voce più discreti ma non per questo meno affascinanti. 

I paragoni con Sade si sono sprecati, riferendosi sia a un impianto musicale elegantissimo, sensuale e soul, sia a quell'immagine da cocktail bar anni Ottanta che rese iconica la cantante anglo-nigeriana: capelli nerissimi tirati indietro, femminilità discreta, magari un Martini in mano e il partner reduce da un business meeting. 

In realtà, non è solo Sade il paragone che è stato scomodato: si cita infatti la Whitney Houston più raffinata, la ballabilità e lo spirito frizzante e malizioso di Lisa Stansfield così come l'Eighties soul alla Marvin Gaye. 

Partendo da questi presupposti, Jessie riesce comunque a far emergere le sue grandi doti interpretative e a rimanere ancorata alla modernità strizzando l'occhio a generi come il dubstep e il dream-pop e in qualche modo nobilitandoli e privandoli di quella patina di banalità tipica delle mode del momento. 
Date queste premesse, è facile comprendere perché il debutto di Jessie Ware, l'album Devotion, abbia raccolto giudizi entusiastici ovunque. 

Giunta quasi per caso a incidere la parte vocale per un brano di SBTRKT, progetto musicale del DJ e producer Aaron Jerome, si fa notare per la voce potente e la sicurezza dell'interpretazione. Detto, fatto: contratto con una major, strategia di marketing ben congegnata, styling rigoroso e riconoscibile, gran team di autori e producers. 
 Il risultato: un disco compatto e coerente, dotato di fortissima personalità, un debutto già sorprendentemente maturo. E così troviamo il pop/soul un po' Whitney un po' Sade di Sweet Talk e Running ma anche il dubstep di 110%, una canzone minimale e leggera che sembra fatta di aria. 
C'è la grande ballata pop di Wildest Moments che paga magnificamente pegno a Florence + the Machine (non a caso: l'autore è lo stesso) e il conturbante tono dark di Swan Song. C'è il modernissimo gospel dark di Taking In Water, commovente e intensa, e i ritmi hip hop di No To Love
Tutto è al posto giusto, le chiavi di lettura sono l'eleganza, la misura e la riconoscibilità, e colpisce soprattutto la cura del dettaglio ravvisabile in ogni aspetto di questo progetto, dalle canzoni all'artwork, ai video, allo styling. Non farà i numeri roboanti di Adele perché rivolta a un target più ristretto, ma la sorprendente maturità di Jessie Ware promette di renderla un personaggio musicale di assoluto rispetto capace di ripulire ulteriormente l'immagine del pop femminile, troppo maltrattata da strategie di vendita rivelatesi poi suicide.

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