Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

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lunedì 14 maggio 2012

#163. punto e a capo

Ho lasciato riposare il blogghino per un paio di settimane. Mi era già successo, ma per motivi diversi: troppi impegni, oppure malinconie e cattivi pensieri duri a morire. Questa volta è diverso. E non sapevo se parlarne o no, perché non ho nessuna intenzione di passare per vittima né tantomeno cercare coccole a buon prezzo. Diciamo che è una questione di onestà prima di tutto verso me stessa e poi verso voi cari che mi leggete. In pratica, la storia è questa: da fine dicembre la mia salute è un po' più cagionevole del solito. Gennaio e febbraio sono stati mesi difficili, in cerca di una diagnosi non così scontata: gastrite, esofagite, ulcera, helycobacter pylori? Mi curavo, e i sintomi non passavano. La mente correva. Anzi, galoppava. E quando dico galoppava penso abbiate capito a quali pensieri nefasti mi riferisca. La qualità della mia vita era pessima: semplicemente, sopravvivevo. Ogni settimana ero dal medico: vedevo più lui che i miei amici. Prendevo pillole e sciroppi e soprattutto NON POTEVO MANGIARE QUASI NIENTE. Perché il reflusso gastro-esofageo è una roba così antipatica e fastidiosa che rifugge il concetto stesso di comfort food e di comfort tout court. Sicché si mangia per nutrirsi cercando di stare meno male possibile. Niente cioccolato. Niente pomodoro o derivati. Niente agrumi. Niente salse. Niente alcolici. Niente cibi a digestione lenta. Niente pasti abbondanti. Niente tè. E soprattutto niente caffè. Sì, avete letto bene: il comfort food, o meglio comfort drink per eccellenza mi veniva negato brutalmente. Iniziavo a perdere interesse per qualunque cosa, anche per le cose che mi piacevano. Continuavo ad aggiornare il blogghino, ma con fatica, senza troppo entusiasmo. Ero sempre preoccupata, deconcentrata. Il dolore fisico parlava con una voce alta, imperiosa, e si imponeva alla mia attenzione portando a galla paure che da mesi avevo imparato a nascondere bene. E lì ho capito che cercava di dirmi qualcosa. Mi ha costretta a ricordarmi di me stessa e mi ha detto: visto che non te ne occupi tu, lo farò io, coi miei modi e i miei tempi. E così, parallelamente a esami e visite di rito, ho ripreso in mano la situazione. Con dolcezza, gradualmente. Inseguendo i miei ritmi ho ascoltato il mio corpo, e ho dedicato alla mia mente il giusto tempo e le giuste cure. Il percorso è difficile, soggetto a ricadute sia fisiche che psicologiche: talvolta si ha la sensazione di uscire con le maniche corte quando fuori ci sono venti gradi sotto zero. Però è l'unica strada possibile da percorrere e, anche se fa male, è la sola strada che mi farà ritornare a casa, a fare pace con me stessa, corpo e anima: ché davvero, se ancora non l'avete capito, sono una cosa sola. L'umore è assai migliorato, nonostante il dolore fisico persista. Sento una forza nuova, mai provata prima. Una forza calma, lentissima, ma inarrestabile. I russi dicono che il fiume profondo scorre lento. Ecco: nelle ultime settimane, proprio in quelle dove non mi avete letta più, sono stata un fiume profondo: lontano il più possibile dalle distrazioni - social network, email, blog, musica -, focalizzata su me stessa ma senza egoismo, piuttosto con una consapevolezza nuova. Un letargo cosciente, un momento per starsene in disparte e guardarsi allo specchio con onestà.
Raccolgo dunque le forze, dopo avere imparato a rispettare di più me stessa e il mio corpo. Mangio meglio e so riconoscere e dare voce alle mie emozioni. Sono dimagrita sette chili. Sconfiggerò le mie paure e domerò la mia vulnerabilità. 
E tornerò ad aggiornarlo, questo blogghino, per dio!

2 commenti:

  1. http://www.youtube.com/watch?v=I4MCzmUQrTk

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  2. "and it's hard to dance with a devil on your back
    So shake him off": proprio vero! :)

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