Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

venerdì 10 dicembre 2010

Occasione di festa numero 49.


... e di nuovo arriva lei, bussando insistentemente alla porta. Non voglio farla entrare, resisto con tutta la forza che ho. E volete sapere cosa faccio in questi casi? Ve lo racconto.
Lei si chiama depressione. E io mi chiamo Sara, e da lei ho imparato un sacco di cose. E, quando sento il suo toc toc, e mi sento l'ultima formichina sulla Terra, calpestabile e insignificante, penso invece a quante lezioni mi ha insegnato, a come lentamente mi stia trasformando in un elefantino da guerra.
La prima cosa, per esempio, è che la crescita si conquista solo attraversando il dolore. E siccome è la più grande lezione che si possa imparare dalla vita, chapeau.
La seconda cosa è che, più lei insiste, più mi fa scoprire che "c'è tutto un mondo intorno". E' incredibile la curiosità, prima del tutto sopita, che ho nel sentire pienamente le emozioni, che ho nell'imparare cose nuove, che ho nel ricostruirmi pezzo per pezzo, tassellino dopo tassellino, che ho nel guardare al mondo, alla vita, alle persone. Questo vedermi rinascere, insomma, è la seconda grande lezione.
La terza grande lezione è l'imparare a conoscere se stessi. Non che sia cosa fatta e finita (penso non basti una vita intera), però prima non mi era mai capitato di guardarmi dentro con tanta lucidità. Avevo un'idea di me stessa completamente fuori asse: troppo indulgente in certi casi, cieca in altri, intollerante all'eccesso in altri ancora. Lei, la depressione, mi ha costretto a prendere uno specchio e guardarmi, nella brutale realtà del suo riflesso, e questa immagine così imperfetta mi ha fatto sentire meno sola perché in tanti altri e non in me, prima, vedevo i limiti con tanta lucidità. La comprensione di questa realtà è un passo fondamentale per capire gli altri e stare meglio con loro, con dolcezza e senza ipocrisie. E anche per vedere che in quello specchio è riflesso qualcosa di molto bello.
Quarta grande lezione è l'acquisire, in conseguenza alla terza lezione di cui sopra, una consapevolezza di sé in grado di farci capire cosa ci piace e cosa no, cosa ci fa stare bene e cosa no. I rami secchi, i rapporti tossici, le cattive abitudini: cause rilevanti della nostra sofferenza (anche se non le sole) al punto che, una volta individuate, farne piazza pulita sarà un dovere morale, qualcosa cioè che dobbiamo a noi stessi.
Quinta grande lezione: nulla dura per sempre. Tutto ha una fine. Quindi, anche il dolore. Spesso attendere che passi è la soluzione più saggia.
Sesta grande lezione: lasciarsi andare. Sbagliare. Sporcarsi. A tutto c'è rimedio, quasi a tutto. Preoccuparsi o non preoccuparsi talvolta fa poca differenza.
Guardare nel buco nero della sofferenza psicologica ci insegna l'esperienza del dolore, e ci insegna che si può sopravvivere. Ci insegna a non cercare palliativi, a essere onesti con noi stessi e con gli altri, ci insegna a godere delle cose del mondo. Ci disciplina, ci fa rallentare, ci insegna a non scappare. Ma soprattutto ci dice che la vita è esattamente questo, senza sconti e allo stesso tempo ricca di mille occasioni di festa.

Ps: forse è un post ripetitivo, ma serve soprattutto a me per ricordarmi chi sono, che strada ho percorso, per quale sentiero continuo a camminare. E per darmi coraggio quando mettere i piedini uno davanti all'altro sembra la cosa più difficile del mondo.


"Io somiglio a un elefante da guerra:

per quanto lo si colpisca con frecce,

esso tutto sopporta.

Così io sopporto le aspre parole

di ogni essere.

Se uno mi spezza un braccio,

la mia mente è sempre uguale,

ben disposta nei suoi confronti.

Se uno proclama grandemente

le mie virtù o un altro

i miei svariati difetti,

quelle lodi o quelle calunnie

non mutano i miei sensi.

La mia mente

è così poco contaminata

dalle offese o dalle lodi,

quanto lo è l'acqua

in uno stagno di fiori di loto" 

(Il Buddha)

Nessun commento:

Posta un commento