Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

venerdì 6 dicembre 2013

#188. musica bella per cambidistagione avventurosi

parlerei di musica, scriverei di musica ogni giorno della mia vita. lo sapete. l'inconveniente è che la mia vita non è per nulla d'accordo con me, e mi fa galoppare piantandomi continuamente i suoi speroni nella schiena. e va bene, sono periodi, in fondo c'hai ragione tu, vita.
però questo non significa che la musica si metta in secondo piano. no, no e no: lei è talmente presente che un suo spazio lo trova comunque, si infila, si acquatta, striscia tra i rari spazi calmi delle mie giornate.
e mi tiene ancorata a me stessa meglio di qualunque altra cosa.
e allora eccola, la musica bella di questa estate a rotta di collo e di questo autunno meravigliosamente caleidoscopico e caldo.  
sono rimasta un po' indietro nel raccontarvela, ma credetemi: non mi sono persa nulla.

Washed Out: Paracosm
un album fatto di luce, di buone vibrazioni, carico di suoni belli - il canto degli uccelli, le voci di una festa, il vento, uno scampanellio luccicante - che suona meravigliosamente in cuffia, in beata solitudine, ma anche a tutto volume con la testa fuori dal finestrino o in un party sulla spiaggia al tramonto.
solare, estivo e breezy, pur senza perdere quella sottile malinconia che contraddistingueva il precedente, sensuale e notturno album di Washed Out, Within and Without, Paracosm è un pop anomalo dalla texture elegantissima, è arioso negli arrangiamenti, è chill out ma non banalmente à la Cafè del Mar, è il manifesto di tutti quei momenti di impalpabile pace col mondo che solo la musica - certa musica, come questa - riesce a catturare.
rarefatto e sfuggente, dolcissimo e insinuante, ritmico, chitarristico e melodico seppur sospeso e lisergico, il secondo album di Ernest Green è classe pura, sono le good vibes fatte musica che tanto piacciono a noi amici del blogghino.
la migliore è: It All Feels Right
ma ti consiglio anche: Don't Give Up, Weightless, Great Escape


Pearl Jam: Lightning Bolt
ecco, questa la potete anche saltare. è una mia debolezza, è un peccato d'amore, è il tributo a una delle band che amo di più fin da quando sono ragazzina.
per cui, se non condividete con me questa cieca passione, potete saltare al prossimo album, dove tornerò a essere obiettiva (anche se pur sempre cialtrona).
Lightning Bolt è il *esimo album dei Pearl Jam (quanti ne hanno già fatti? trenta? cinquanta? cento? boh, per me non saranno mai abbastanza). 
è vero, quando ne pubblichi così tanti il mestiere ti sostiene, copre i buchi di ispirazione, è una garanzia per il fan (eccomi).
ma proprio qui sta il punto: quando vacillo in cerca di punti di riferimento - e in questi mesi ho vacillato spesso - ho bisogno delle mie certezze. ho bisogno della mia mille volte citata copertina calda, quella di cachemire color crema, ho bisogno di mio marito che mi abbraccia, ho bisogno della mia tazza di camomilla e di Amelie che mi dorme vicino. ecco: da quando i R.E.M. si sono sciolti questo ruolo l'hanno ereditato i Pearl Jam, e per me il solo fatto che esca un loro album significa che la vita continua, che io esisto ancora e che, in ogni caso, non sarò mai sola. 
la migliore è: Sleeping By Myself
ma ti consiglio anche: Getaway, Sirens, Pendulum

Haim: Days Are Gone
esiste ancora qualcuno in grado di suonare la pop song perfetta? quella leggera ma non sciocca, suonata bene e cantata meglio, senza grandi pretese se non quelle di far trascorrere tre minuti fischiettando e battendo il piedino? sì, quel qualcuno esiste. e sono tre sorelline americane che, con questo loro primo, adorabile album hanno conquistato cuori e orecchie di molti. indie ma non snob, sicure di sé eppure deliziosamente ironiche (vedere la copertina! e i video!), ricordano la primissima Madonna e la plasticosità degli anni Ottanta nella sua accezione migliore, ma anche l'irresistibile r'n'b di Destiny's Child e TLC nelle soluzioni ritmiche e nei tempi sincopati. non cercate grandi rivelazioni sulla vita o innovazioni che cambieranno la storia della musica, perché qui non le troverete. troverete un semplice disco pop, di quelli da ascoltare in macchina con le amiche tra un pettegolezzo e una risata, canticchiando il ritornello di una loro canzone già alla seconda volta che la ascolterete.
amo il pop quando è questo: l'immagine musicale della difficilissima, insidiosa, sfuggente arte della leggerezza. non ci cambierà la vita, ma può rendercela un po' più sopportabile, in certi momenti.
la migliore è: Falling
ma io ti consiglio anche: My Song 5, Don't Save Me, Running If You Call My Name

Janelle Monáe: The Electric Lady
they all should love you, Janelle
tre anni fa hai debuttato con un album ispirato, ambizioso, ricchissimo, The Archandroid. e ora te ne esci con un successore che riesce a fare ancora di meglio. fin dal titolo, il titolo più meraviglioso che potessi pensare, perché Electric Lady suggerisce un'immagine di forza, consapevolezza e magnetismo femminile senza pari. 
immagine che si disvela e si impone non solo nel titolo, ma anche nell'album stesso, un lungo viaggio tra i generi musicali fatto di grandi canzoni.
Janelle continua a tenere alta la barra, e si fa accompagnare da ospiti di tutto rispetto che non fanno che impreziosire ulteriormente qualcosa di già notevole: Prince (cosa hai detto?!?) Erykah Badu (ve l'avevo mai detto che la considero, assieme a M.I.A, la donna più cool del pianeta? così, per dirvelo), Solange (eccone un'altra!), Miguel, talento del nuovo r'n'b, e infine (ma: last but not least) la raffinatissima Esperanza Spalding con tutti i suoi meravigliosi capelli.
Janelle Monáe è uno dei massimi talenti della pop music in senso ampio oggi in circolazione, eppure ancora non ha incontrato il plebiscito universale che meriterebbe. dicono che il tempo è galantuomo: per te, Janelle, francamente me lo auguro.
la migliore è: The Electric Lady
ma io ti consiglio anche: Q.U.E.E.N., Prime Time, Can't Live Without Your Love

Arcade Fire: Reflektor
così come per l'album di cui vi ho parlato qui sopra, anche per Reflektor l'attesa era tanta. anzi, diciamolo pure: tantissima. mi sono innamorata degli Arcade Fire con il loro album precedente, The Suburbs, che ritenevo il giusto compromesso tra l'ambizione di arrivare al grande pubblico e la capacità di mantenersi originali e distinguibili, ad altissimo livello. esattamente come Janelle Monáe, per intenderci.
ed eccomi quindi ad accostarmi a queste due eccellenze della musica contemporanea carica di aspettative. e credetemi: neanche in questo caso sono state deluse.
l'album ha diviso molto, e se vi va di documentarvi leggerete le opinioni più disparate: ma per me che adoro la melodia, la grandiosità degli arrangiamenti ma anche la possibilità di muovere il culetto questa è la perfezione assoluta.
c'è il pop sintetico degli anni Ottanta, c'è la ballabilità intelligente, c'è il rock'n'roll, c'è l'attitudine di chi vuole riempire gli stadi e non se ne vergogna. 
sono felice che la musica da ballo sia protagonista negli album che ho amato di più in quest'anno complicato e fondamentale della mia vita. d'altronde, muovere il corpo è l'espressione più elementare, libera e gioiosa di noi stessi.
cosa chiedere di più alla musica?
la migliore è: Reflektor
ma io ti consiglio anche: We Exist, It's Never Over (Oh Orpheus), Normal Person

M.I.A.: Matangi
lo dico subito a scanso di equivoci: M.I.A è una di quelle donne che, se fossi un uomo, amerei follemente. è uno schianto, non dimostra assolutamente i suoi quasi 40 anni, ha un senso dello stile personalissimo in cui tutto sembra stare al posto giusto nonostante appaia completamente scombinato, è intelligente, provocatoria, indipendente, sa unire modernità e senso delle proprie radici come nessun altro nel mondo della musica.
M.I.A è tornata dunque, dopo molte controversie e a quasi due anni di distanza dal pazzesco singolo di lancio Bad Girls (video fantastico, recuperatevelo! è qui sotto!), con il suo quarto album.
album che, dopo averlo ascoltato per intero - e con le cuffie: mi raccomando con le cuffie - ti lascia steso come dopo un incontro di boxe. 
nonostante il successo e la popolarità raggiunte negli ultimi anni (vd. la collaborazione con Madonna) M.I.A prosegue indomita il suo percorso, che è pur sempre pop, ma imbastardito da continui riferimenti a culture e generi musicali differenti. come i suoi irresistibili outfit, anche la sua espressione artistica a tutto tondo rimane unica proprio perché capace, lei sola, di armonizzare l'impensabile e di costruire sulla disarmonia e l'attrito una intera poetica musicale.
anche qui si muove il culetto, e tanto: ci si diverte un mondo, si viene presi a cazzotti, storditi, e c'è spazio, molto più di quel che ci si potrebbe aspettare, per il pensiero. libero di correre dove vuole.
la migliore è: Bad Girls
ma io ti consiglio anche: Karmageddon, Bring the Noize, Exodus

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