Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

mercoledì 12 gennaio 2011

Occasione di festa numero 54.


Qui c'è roba che scotta, direbbe la cara Donna Summer.


E infatti il disco di cui vi sto per parlare è una grande occasione di festa musicale che mi ha fatto fare la pace col rock, il pop, il soul, il funky, il musical, l'rnb, la dance e ogni altro genere musicale che vi possa venire in mente.
Il disco è di Janelle Monae e si intitola The Archandroid.
Roba strana, roba che scotta, tanta tantissima roba. Esattamente tutti i generi che vi ho elencato poco fa, rimescolati con classe, sicurezza, ambizione, intelligenza, infiniti riferimenti sonori e iconografici difficili da recuperare tutti se non grazie all'aiuto della stessa artista, una venticinquenne di Kansas City che, partita per New York col sogno di Broadway, a un certo punto si dedica completamente alla musica facendosi notare prima dagli OutKast e poi da Sean "Diddy" Combs (o come cribbio si chiama adesso), che la produce.
La copertina è un esplicito omaggio al film Metropolis di Fritz Lang, capostipite e capolavoro del genere fantascientifico, e l'album è in realtà un concept sulle peripezie di Cindi Mayweather, androide innamoratasi di un uomo che la società (siamo nel 2179) le impone di non frequentare, e figura messianica in grado di riportare un'umanità ormai in sfacelo alla salvezza.
La musica, così stratificata e opulenta, e le liriche bellissime e pregnanti formano un unicum così perfetto da pensare che un'artista simile abbia un ego smisurato, o che sia persino folle. Certamente si tratta di una profusione di talento, e siamo talmente abituati alla mediocrità o al sensazionalismo che, quando ci troviamo di fronte al coraggio, all'ambizione di dire qualcosa e di farlo nel modo più compiuto e artisticamente intelligente ci sembra che ci sia sotto qualcosa, o peggio ancora che sia costruito a tavolino.
E invece è solo questione di visione, è questione di costruire un progetto artistico prima ancora che musicale che si serva degli stili e delle forme d'espressione più consone a rappresentarlo. Poi c'è tutto un contorno iperglamour che non guasta mai, a partire dalla già citata copertina per non parlare degli outfit: Janelle, il bel viso regolare, è sempre impeccabile nei suoi tuxedo androgini e nell'ironico ciuffo rockabilly - quasi una divisa la sua, un'immagine iconografica che l'ha identificata fin dalle prime, sbalorditive performance. E infatti proprio nelle performance emerge la sincerità del progetto, la marcia in più di questa artista o dovrei dire, appunto, performer. Talento, carisma, canzoni: c'è tutto. 
Canzoni che ci portano su un ottovolante: dalla ouverture classica che introduce il ritmo cupo di Dance or Die (in nome omen) a Faster, dall'irresistibile chitarrina funky; passando per l'ariosità pop-disco di Locked inside, la sognante atmosfera à la Doors di Sir Greendown, l'indiavolata Tightrope (provateci voi a star fermi...), la commovente Oh, Maker, la quasi hardcore Come Alive fino alla morbosa psichedelia di Mushroom & Roses che chiude significativamente la prima suite ricordandoci il miglior Prince.
La seconda suite, meno esplosiva della prima e anch'essa introdotta da un'elegante ouverture, inizia incantando con la dolcezza di Neon Valley Street, per spiazzare con un altro aperto omaggio a Prince, il folle funky di Make the Bus, e con l'acida  filastrocca Wondaland, forse i pezzi meno riusciti dell'album, e poi ricondurci a più miti sonorità con la sospesa e quasi celestiale suggestione di 57821, con lo chicchissimo soul di Say You'll Go e la conclusiva, lunghissima BabopbyeYa, un sogno jazzy, fumoso e suadente, che ammicca alle migliori soundtracks di 007 impreziosite però da cambi di registro, arrangiamenti perfetti e charme interpretativo.
Un continuo fluttuare tra estremi, impensabili da accostare altrove e da chiunque altro, ma non da questa giovanissima ma già grande artista, che con lucidità ed equilibrio ci insegna che, a credere fino in fondo alla propria visione senza paure, non si sbaglia.
PS: e lasciatemelo dire... Finalmente una cantante con dei vestiti addosso!

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