Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

lunedì 17 gennaio 2011

Occasione di festa numero 55.

Hereafter, visto l'altra sera, in una suggestiva notte di nebbia torinese, è un film che parla di morte. Ma delicato, dolce, umano, in un modo da farci lasciare la sala cinematografica con un senso di leggerezza, con una luce negli occhi, con un desiderio di vita molto forte.

E' già entrato tra i miei preferiti, questo ultimo, magnifico film di Clint Eastwood, uomo bellissimo e gran regista, di rigore e asciuttezza esemplare, senza ombra di retorica. In primis perché, con coraggio e senza sbavature, tocca un tema che, per la società occidentale, è tra i massimi tabù. Anzi, è IL tabù. Ne parla con forte semplicità, raccontando tre storie, tre luoghi, tre drammi diversi: Marie (Cécile De France), giornalista parigina bella e di successo, sopravvissuta allo tsunami del 2004 dopo un'esperienza di pre-morte; Marcus (Frankie McLaren), adolescente londinese con madre tossica e alcolizzata che, dopo aver perso l'amatissimo gemello in un incidente, cerca di entrare in contatto con lui; George (Matt Damon), operaio di San Francisco con il dono, o per dirla con le sue parole, la condanna, di comunicare con l'aldilà, attività su cui aveva anche lucrato, ma della quale non vorrebbe più sapere nulla.
Ovviamente queste tre storie sono destinate a incrociarsi, in un modo imprevedibile e bellissimo che lascio scoprire a chi vorrà andare al cinema. 
Nel mezzo ci sono momenti di grande intensità e, più raramente, di opportuna leggerezza: la sconvolgente scena dello tsunami, per l'appunto; gli strazianti stratagemmi dei due gemelli per coprire la madre sbandata di fronte agli assistenti sociali; lo sguardo buono di Matt Damon, che mangia sempre da solo e ascolta Dickens per riuscire a sopravvivere; lo sguardo dolce di Marie di fronte a una scena di morte in una clinica; l'esplosione nella metro di Londra nel 2005, a cui Marcus scampa per miracolo; le lezioni di cucina italiana a cui Matt Damon prende parte e in cui conosce una ragazza con occhi e capelli bellissimi, destinata a essere una meteora nella sua malinconica vita.
Insomma: Hereafter, l'avrete capito, è stato una enorme occasione di festa.
Per prima cosa, la sala era stracolma, e per tutta la durata del film il silenzio era sacrale, di raccoglimento, intervallato da qualche singhiozzo qua e là, sospiri, e un simpaticone dietro di noi che se la ronfava della grossa (a caaaaaaaasa). E' stata una bella esperienza di condivisione, e al termine della proiezione ho visto solo facce sorridenti, e soddisfatte (tranne, immagino, quella dell'ignoto simpaticone).
Secondo poi. Se, sulla carta, l'argomento atterriva alcuni, abituati a rifuggire il pensiero stesso della morte perché troppo spaventoso, oppure solleticava altri alla sola idea dell'ennesimo film sull'aldilà, la bravura del regista è stata quella di condurli per mano, piano piano, a fare la pace con quel tabù, o ad affrontarlo senza superstizione o rigidi schematismi, a cambiare anche solo per un attimo la loro prospettiva, a fermarsi e condividere con lui quel dubbio: c'è davvero qualcosa, dopo?
La risposta ovviamente non c'è, ma è di per sé consolatorio il condividere questa domanda capitale. E c'è di più: Clint Eastwood è stato immenso nell'aver capito che il nodo non è nel dopo, ma nell'ora: la morte esiste, c'è, è la più inconfutabile delle nostre esperienze, ma la paura del distacco, della sofferenza, dell'abbandono non deve impedirci di vivere hic et nunc, con coraggio, responsabilità, consapevolezza. I suoi tre protagonisti, soli ad affrontare quel buio, ma ostinati, parlano soprattutto coi loro volti, tesi, intensi, increduli, stanchi. Li seguiamo, ne scrutiamo le espressioni, le ombre, l'umanità, è la pietas il grande sentimento che non possiamo evitare di provare quando li guardiamo. E desideriamo, e il regista con noi, che l'aver visto la morte così da vicino - subìta o vissuta non fa differenza qui -, aver percorso la via stretta, dia loro la possibilità di vivere una vita degna, in cui la morte non farà più paura. E, affrontata la madre di tutte le paure, le altre sembreranno fiocchi di neve candida pronti a sciogliersi al primo sole.
PS al solito, questa non è una recensione. Oppure, se vi va, potete chiamarla recensione emotiva.

2 commenti:

  1. ciao!l'ho visto la scorsa settimana e la storia dei gemellini inglesi mi ha fatto piangere come "le fontane wallace"...sig...per rimediare sono corsa a vedermi skyline, una sana dose di apocalissi aliena era quello che ci voleva per riequilibrare il mio umore: ora vado in giro temendo che gli alieni mi rubino il cervello!!!!!

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  2. Benvenuta Barchetta! spero che ti troverai bene qui :) Mamma che paura gli alieni... mi sa che stavolta passo... dopo aver visto la guerra dei mondi non ne voglio vedere più... terribile!! cmq Hereafter ha steso tutti al cinema. e anch'io ho pianto molto.
    eh eh le fontane wallace... ! :)

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