Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

mercoledì 26 gennaio 2011

Occasione di festa numero 58.

Florence and the Machine. Lungs. Nel mio iPod suona parecchio, e qualcosa vorrà pur dire. Certo, lei è strana. La voce, all'inizio, non piace granché. Le canzoni sembrano tutte uguali. Epiche, leziose, ridondanti. C'è persino l'arpa. I video sono bizzarri, talvolta morbosi. Squinternati forse è il termine giusto. Ecco: diciamo squinternata e la inquadriamo lì. 
Però perché quando passano le sue canzoni le ascolto? E i video, cos'avranno mai di così interessante da farmi fermare ogni volta a guardarli? Poi un giorno sento una canzone: si chiama Dog days are over. Parte piano piano, c'è una bella base ritmica con tanto di clap clap, e poi esplode, diventa convulsa, e la voce imperiosa, una canzone che cresce cresce cresce e poi non ti molla più, la devi ascoltare e riascoltare e incredibilmente non ti stanca mai. Ti intossica. Eppure c'era l'arpa, com'è possibile. 
La spiegazione è semplice: un artista non vale nulla se non ci sono le canzoni. E se ci sono, anche l'artista apparentemente più lontano dal nostro mondo ha qualcosa da insegnarci, può condurci in un mondo che non conoscevamo e di cui, magari, ci innamoreremo perdutamente.
Ecco, adesso avete capito cosa è successo con la musica di questa artista londinese, classe 1986, fantastici capelli rossi, gambe lunghe e viso quadrato, partita ovunque in sordina e poi consacrata definitivamente dalla incredibile esibizione agli ultimi MTV Video Music Awards - in cui dev'essere sembrata un'aliena, anche solo per il fatto che a) la canzone era una gran canzone; b) l'esibizione era artisticamente strutturata, con una bellissima coreografia e c) ha colpito nel segno con classe ed eleganza in una serata in cui Lady Gaga se n'è arrivata con una bistecca in testa (che poi mi sta pure simpatica, Lady Gaga. Però...).
Così si entra nel mondo di Florence Welch e della sua band: in punta di piedi e con la puzza sotto il naso. Un passettino in più, e scatta l'assuefazione. Perché, se è vero che le origini sono indie-cantautorali - un po' Kate Bush, un po' Sinead O' Connor, un po' Fiona Apple - in realtà il progetto è semplicemente pop, arioso, a volte forse iperprodotto e "leccato" (da lì quella sensazione di ridondanza e di leziosità), però scava scava le melodie ci sono, e soprattutto c'è la gran voce di Florence, espressiva, esplosiva e direi persino soul. 
E i testi? I testi sono cupi, morbosi, carnali. Fin dal titolo (Lungs: polmoni) e dalla copertina, si parla di corpi, labbra, occhi, cuore, mani, organi, respiro, morte, amore, muscoli, senza mezzi termini ma anche con ironia tipicamente british. Ironia che le permette infatti di alleggerirsi, tanto che chi non conosce l'inglese, e ascolti semplicemente la musica, avrà l'impressione di essere immerso in un sogno pop celestiale e rarefatto, direi anzi luminoso.
Tredici canzoni come tredici perle di un'unica collana: dalla già citata Dog days are over, che apre le danze egregiamente, alla intensa Girl with one eye (che a me ricorda l'amatissimo Jeff Buckley, e credimi Florence, non potevo farti complimento migliore), passando per la cupa ed epica - vedere il video - Drumming song, fino alle splendenti Cosmic Love, davvero un sogno scintillante, e Hurricane Drunk, solo per citare le canzoni dell'album che ascolto e riascolto più volte senza mai stancarmi.
E credetemi, in un iPod che contiene più di tredicimila canzoni riuscire a calamitare la mia curiosità per più di una settimana non è cosa facile. Musicalmente parlando, sono una gran rompicoglioni.

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