Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

giovedì 17 febbraio 2011

Occasione di festa numero 66.

E' uno dei soliti periodi. Di quelli in cui, teoricamente, di occasioni di festa manco se le paghi un miliardo. Sta durando da un po' di settimane, e l'esperienza mi mette in allerta. Poi c'è il discorso che, per me, il 18 febbraio è una triste ricorrenza, e quel giorno è domani e più si avvicina più si affollano i pensieri nefasti. In questi periodi, ciò che mi salta all'occhio è la quantità di domande che riesco a pormi: ma quante? E perché, poi? Tutto mi sembra sbagliato, vorrei chiedere scusa al mondo intero, ne combino una per colore, mi sento strana, colpevole. Ma stavolta ho deciso di andarmele a cercare, le risposte. O almeno, anche soltanto una. E sapevo dove le avrei trovate, perché il vecchio Lev non mi ha mai delusa.
Lev è Lev Tol'stoj. Durante gli anni dell'università, lui e Dostoevskij sono stati la mia compagnia, il mio tormento, la mia dipendenza. Mi ossessionavano. In nessun'altra opera riuscivo a trovare ciò che i loro capolavori spargevano a piene mani, in ogni singola pagina. Ho letto praticamente tutto, di loro. In un modo bulimico, malsano, tanto che, per anni, addirittura fino a qualche mese fa (vedi Occasione di festa numero 39), non riuscivo più a leggere narrativa, solo riviste e quotidiani. Da quel provvidenziale L'arte della felicità, che mi ha fatto fare la pace con la lettura seria, sono già riuscita a finire ben tre libri. Credetemi, è un risultato che a me commuove. E siccome si tratta di opere scelte accuratamente, perfette per il periodo turbolento che mi capita di vivere, ho pensato che forse non era peccato andare a ripescare l'opera che, più di tutte, apre le porte: Guerra e Pace.
Affrontare la lettura di duemila pagine, me ne rendo conto, è un'esperienza metafisica più che culturale. E' un viaggio, faticoso e impegnativo, al termine del quale ci troveremo con le suole delle scarpe completamente consumate e con le ossa rotte, ma con la sensazione di aver compiuto il viaggio della vita. Perché, come dicevo poc'anzi, quest'opera apre le porte della comprensione delle umane vicende. Anche qui c'è scritto VITA a caratteri cubitali. Guerra e Pace è un titolo davvero troppo riduttivo per un'opera stracolma di personaggi, veri e fittizi, e di situazioni, pubbliche e private. Ma soprattutto stracolma di un senso: viviamo fianco a fianco dei suoi incredibili personaggi, condividendone emozioni, vicende, interrogativi, seguendo il flusso della vita, ma ciò che consola, e che ci porterà a voler ripetere l'esperienza di questa lettura (come effettivamente a me sta accadendo), è che ciascuna di queste anime tormentate - ma vive - troverà la sua risposta.
Troverà, per l'appunto, il senso. E io voglio trovarlo, questo senso, insieme a loro.

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