Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

venerdì 23 marzo 2012

#154. Music Saves. Episodio 7. Una nuova consapevolezza. La scoperta della Soul music

ovvero: materiale per ricattarmi se non mi volete bene o ogniqualvolta non siate d'accordo con le mie recensioni a ca**o



Anche se le cose migliori erano accadute nei primi tre mesi dell'anno scolastico, il restante trascorrere del terzo anno di liceo fu un'esperienza il cui ricordo mi suscita ancora una piacevole sensazione di completezza. Fu l'anno delle prime uscite serali, spesso a casa di qualche compagno di classe; fu l'anno in cui mia compagna di banco fu M. - una persona rara, preziosa, onesta, un'Amica con la A maiuscola sempre nel mio cuore (... e che so che mi sta leggendo!); fu un anno di amicizie nuove e ritrovate; fu un anno di nuova consapevolezza, di maggiore cura del mio aspetto, di una inusuale (per me) voglia di sorridere e di aprirmi agli altri. 
Penso che il 1996 sia stato in definitiva l'anno della mia prima vera uscita dal guscio, in cui mi pareva di sentirmi un po' meno a disagio in mezzo ai miei coetanei, di poter essere anche io come loro, di potermi anche io permettere di esprimermi e di fare apprezzare la mia vera personalità.
Più mi sentivo meglio con me stessa, più mi sentivo amata: era un'energia positiva che io stessa mettevo in circolo, e che ritornava indietro con forza maggiore. 
Quell'inverno, con alcuni compagni di classe (ALERT: OUTING!), decidemmo persino di provare a mettere su una band. Adesso non ridete. La band non aveva nemmeno un nome e, se ce l'aveva, io non lo ricordo. Eravamo in tre: io che cantavo (scheletrone nell'armadio che vi autorizzerà in futuro alle peggio cose), M. e M.o che suonavano la chitarra. Che Dio ci perdoni. M. tesoro della zia aveva saputo di un concorso per giovani band e col suo proverbiale entusiasmo ci aveva trascinato nella registrazione di una inqualificabile cover di Zombie dei Cranberries. Ora. Già la canzone non fa della solarità il suo punto di forza. Immaginatela cantata da me. 
Ecco, l'ho detto, ora servitevi di questa informazione come meglio credete.
Sia quel che sia successe un patatrac: ovviamente non vincemmo (ma dai?), M.o si prese una cotta per me (non ricambiata purtroppo per lui) e dulcis in fundo nessuno aveva voglia di mettersi davvero in gioco su un palcoscenico. Fine della storia. 
Cosa ricordo di quel periodo, a suo modo tenero ed entusiasmante? La colonna sonora, ovviamente: un misconosciuto album inglese, venuto alla luce grazie all'onda lunga del Britpop che si andava rapidamente esaurendo. Un album di rara bellezza, e che vi consiglio cuore in mano come oggi vi consiglio i Black Keys: Olympian dei Gene. Una voce alla Morrissey, con quel vibrato strappacuore, le melodie perfette, le chitarre raffinatissime, una persistente malinconia: il ricordo di una sera di febbraio dopo un pomeriggio di prove con la neve che cadeva fitta, la testa piena di pensieri su dove ci avrebbe portati quell'esperienza. Pure magic.
La primavera sarebbe stata coronata da una incantevole gita scolastica a Parma, il viaggio in treno, le foto, un pomeriggio passato sui prati di un parco bellissimo, lo stare finalmente tutti insieme senza litigare. E nel walkman due cassettine nuove che mi aveva regalato mio papà: Un sole che brucia degli Africa Unite e Linea Gotica dei CSI. La mia scoperta della vera musica italiana inizia da qui, da queste due band monumentali e fondamentali per capire i nostri anni Novanta. Sono soprattutto i CSI a impressionarmi, con la forza delle parole declamate da Giovanni Lindo Ferretti e con la quadratura infallibile delle melodie e degli arrangiamenti. Uno di quegli album che ascolto tuttora e che tuttora esplora abissi e apre squarci improvvisi.

L'anno proseguì su questa falsariga, ricadute nella malinconia sempre più rare e il mio sole che bruciava sempre più forte. Continuava a piacermi quel ragazzo carino al quale, chissà, forse qualche mese prima ero piaciuta un po' e che ora viveva tranquillo la sua vita e frequentava le ragazze che voleva. 
Però, per la prima volta, non era l'idea di piacere o meno a qualcuno in cima ai miei pensieri: per la prima volta la priorità ero io, che cercavo la mia voce fra mille e facevo le prime scelte, rinunciavo a qualcosa ma al contempo sconfiggevo vecchie paure. Un passo alla volta, come sempre. Ora scoprivo che c'ero anch'io
La rabbia del grunge non funzionava proprio più. L'insolenza del Britpop nemmeno. Ora c'era bisogno di musica nuova, che esprimesse quella nuova consapevolezza.

Ed è qui che arriva R. R. era una mia compagna di classe con cui, soprattutto quell'anno, avevo legato particolarmente. Una strana amicizia, la nostra, perché di quelle che non ti aspetti. Lei così femminile, generosa e sicura di sé, io così goffa, sensibile, tormentata; eppure avevamo trovato un nostro linguaggio e, incredibilmente, funzionavamo. 


Musicalmente, trovammo un punto di incontro nella più grande hit di quell'estate: Killing me softly dei Fugees, un trio hip hop che aveva rilasciato un albumThe Score, destinato a diventare un classico. Quella canzone, mi disse R., non l'avevano scritta loro. L'aveva scritta una certa Roberta Flack.
E quell'estate, un bel giorno, mi portò una cassettina. I titoli scritti a mano, con cura. Un sacco di nomi che non conoscevo. Un piccolo bignami della musica soul estrapolato dalla discografia a 45 giri del suo papà. Aretha Franklin, Otis Redding, Wilson Pickett, Roberta Flack solo per citare i più famosi. Una folgorazione. Ma io dov'ero, prima? Come avevo potuto non conoscere quella musica? 

Era musica piena di sentimento, sì, ma non svenevole, piuttosto carica di energia, di voglia di combattere, priva di quella rabbia sterile che tanto aveva fatto presa su di me a quattordici anni. E poi, la sensualità. La consapevolezza delle grandi donne del soul. La loro autonomia. La loro voce, che da sola esprimeva tutto.




Da allora, il soul cammina con me. Su un binario parallelo al rock'n'roll. C'è uno e c'è l'altro, non possono escludersi a vicenda. I parametri che funzionano per il soul non valgono per il rock'n'roll, e viceversa. 
Ma c'è anche una cosa: senza l'uno, l'altro non funziona. Non so il perché. O forse lo so: sono io, sono le mie infinite contraddizioni, la mia parte maschile, la voglia di urlare e di arrabbiarmi da un lato, la femminilità, il bisogno di amore e l'orgoglio dall'altro.


E poi, Aretha. La voce che amo di più al mondo perché è soul ed è rock'n'roll allo stesso tempo, in un modo così naturale e incredibile che sembra sia sempre stato così. 

L'altra mattina, per farvi un esempio, mi sono svegliata stanca e giù di tono: ho preso l'i-Pod, ho messo su See saw, in cui Aretha è ai massimi della contaminazione soul/rock'n'roll. La giornata poteva finalmente iniziare. Dopo 16 anni, l'incantesimo funziona ancora. E funzionerà, credo, fino all'ultimo dei miei giorni.

5 commenti:

  1. Questa recensione mi piace in modo particolare, sento che ci hai messo l'anima. Complimenti! Del resto buon sangue non mente.

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  2. Io sono nata col soul, invece!! Il tuo racconto apre finestre di te.
    Dici che "quella" è la vera musica italiana degli anni '90..io penso che una "vera" musica di un'epoca non ci sia, e per esempio, per me, gli anni 90 erano fatti di altre canzoni, altri suoni.
    Buon compleanno! Giusto?

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  3. 1. l'Anonimo deve almeno firmarsi, se no non posso ringraziare.
    2. Evita: grazie per gli auguri, che carina! hai ragione, ognuno ha la "sua" musica, però quei due album italiani che cito nel post sono considerati davvero delle pietre miliari della musica italiana "di un certo livello" (espressione orribile, ma rende l'idea). se non li hai mai ascoltati, te li consiglio caldamente, soprattutto quello dei CSI. a presto e un bacio!

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  4. Ciaooo!! Non so mai quando mi rispondi, perché non c'è l'opzione "segui i commenti". I CSI sono i CCCP, vero? Quel disco lo ascoltai, mi sa. Comunque, ascoltare un album in un'epoca posteriore a quella della sua uscita non permette di abbinarlo a un'epoca, quanto la musica che in quell'epoca davvero si ascoltava!
    Quando andiamo alla mostra??

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  5. Evitina che ne dici della settimana dopo il primo maggio? impegniamoci un giorno, tipo martedì 8 o mercoledì 9! prima sono troppo incasinata, ci sono pure le festività! baci grandi :)

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