Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

domenica 13 marzo 2011

Occasione di festa numero 72.

Kanye West non sta tanto bene. Anzi, diciamo che è stronzo, megalomane e secondo me pure maniaco depressivo. Se la cosa vi incuriosisce, fate un salto su Google o YouTube e ne avrete per l'intera giornata (http://www.youtube.com/watch?v=1z8gCZ7zpsQ). Ciononostante, più una persona impegna tutte le sue forze a farsi odiare, più a me sta simpatico. Non solo. Se poi si fa perdonare con un disco come quello che ho per le mani oggi... Beh, ci sarà sempre un posto per lui nel mio sovraffollato i-Pod. Perché alla fine "non ci interessa la persona, ma l'artista" (...). 
Il disco ha un titolo che è già tutto un programma: My Beautiful Dark Twisted Fantasy. Questo titolo è il manifesto programmatico di un tizio che, in un'epoca in cui ciascuno di noi ha la possibilità di esserci, di fare parte di qualcosa col proprio talento o presunto tale, arriva e alza enormemente la posta in gioco. Artisticamente parlando, si intende sempre. Less is more non è il detto preferito di Kanye. Lui dà e chiede tantissimo a chi lo segue: dà un album che è una summa compiuta e organica di generi musicali, e chiede pazienza, ripetuti ascolti, capacità di immergersi completamente in questa geniale follia artistica. 
C'è tutto: l'hip hop, ovviamente. L'R'n'B. L'elettronica. Il rock. Gli arrangiamenti orchestrali. Le ballads. Le invettive. I mea culpa. Un'infinita quantità di samples. Una valanga di ospiti (cito a caso: Rihanna, Fergie, John Legend, Elton John, Alicia Keys solo in All of the lights; e poi Jay-Z, Nicky Minaj, Kid Cudi, Bon Iver e altri sparsi qua e là... vado avanti o vi basta?). Testi continuamente oscillanti tra alto e basso, euforia e depressione, autoesaltazione e dubbio. Sinceri fino alla nudità, senza timore del giudizio altrui. Invincibile e vulnerabile a un tempo, si dona al suo pubblico completamente. 
A me personalmente questo approccio musicale piace. Piace chi rischia e si espone, convinto delle sue possibilità. Chi riesce a ispirare, a dare spunti di riflessione, a esplorare l'ampio spettro delle emozioni servendosi dei mezzi di cui dispone. Chi si sporca, per dirla breve. Poi è chiaro: Kanye ha tanti soldi, si circonda di quelli che lui considera i migliori artisti e i migliori produttori in circolazione, gli piacciono le belle macchine e le belle donne, e alle sfilate è più presenzialista delle stesse modelle. Questo suo atteggiamento, tuttavia, sembrerebbe parte integrante di una generica e personale rincorsa al bello assoluto piuttosto che uno sfoggio compiaciuto di ciò che vuole ed effettivamente può permettersi.

Il risultato di questo lodevole sforzo musicale sono tredici tracce, durante le quali il livello non si abbassa mai, e quando dico mai dico: mai. Trovatemi un altro disco che ne sia capace, oggi. Stratificato e complesso al punto di meritare, a pochi mesi dall'uscita, una sfilza di pagine sulla versione inglese di Wikipedia che neanche i grandi classici della musica pop, e un 10 pieno sul severissimo sito Pitchfork Media. 
Il punto sta tutto nella miracolosa capacità di West di creare un opulento immaginario musicale sempre in bilico tra il sublime e l'abisso, tra la tamarrata e il capolavoro. Spinge tutto al massimo e sa esattamente dove fermarsi. Sarebbe inutile oltre che fastidioso soffermarsi su ogni singolo pezzo. Personalmente trovo magistrali Power, che riesce a unire cori tribali, chitarre elettriche, sirene e un campionamento dei King Crimson (!); All of the Lights, già citata per l'abbondanza di ospiti illustri, ma che in realtà stupisce per senso melodico, beat maestosi e inserti orchestrali; Monster, hip hop cattivissimo ma quanto mai efficace soprattutto negli interventi di Jay-Z e Nicki Minaj (detto da una che non ama l'hip hop); la straziante Blame Game, impreziosita dalla sempre elegante presenza di John Legend e da un opportuno sample di Avril 14 di Aphex Twin - ricordate la soundtrack di Marie Antoinette? -; infine la sinistra Runaway, con il suo piano dissonante e il bellissimo refrain, e il tripudio festoso di Lost in the world, featuring Bon Iver, coi suoi ritmi tribali e liberatori e il testo inaspettatamente positivo, una presa di distanza da tutti gli eccessi e le falsità di plastica che caratterizzano la sua vita.
Di questo visionario progetto fanno inoltre parte tutti i diversi artworks, alcuni dei quali poi ritenuti osceni, commissionati all'artista George Condo, e i video, tra cui il visionario Runaway, cortometraggio di trentacinque minuti sotto la direzione artistica di Vanessa Beecroft e con la collaborazione dello stilista Phillip Lim, e Power, un vero e proprio dipinto in movimento diretto dal videoartista Marco Brambilla.
E' chiaro che ancora molto ci sarebbe da dire su un'opera tanto ambiziosa quanto riuscita. Forse, però, la chiave di tutto sta nelle prime parole del coro della canzone che apre l'album, Dark FantasyCan we get much higher? A questa domanda ha cercato di rispondere Kanye West, e probabilmente, finché continuerà a porsela, tutti noi che amiamo la grande musica non potremo che esserne lieti.

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