questi premi, indicativamente considerati come gli equivalenti musicali degli Oscar, di solito tendono a mantenere un approccio conservatore e mainstream, onorando artisti già molto affermati e - diremmo noi italiani - nazionalpopolari.
la serata di gala, inoltre, come tutte le celebrazioni di questo genere, è un'interminabile carrellata dei soliti volti noti che però ha il suo punto di forza nelle esibizioni live, spesso impreziosite da collaborazioni eccellenti.
quest'anno non si può che essere soddisfatti: i premi più importanti sono andati ad artisti a loro modo non così convenzionali, di qualità indiscutibile, che portano avanti un'idea di pop music così come vorremmo che fosse: la soul woman britannica con la sua straordinaria normalità; la band di un comprimario di lusso che, dopo anni a macinare palchi, raccoglie finalmente quanto seminato; il rapper più anomalo, colto e sopra le righe; il riluttante cantautore folk con una storia incredibile.
Adele, la nostra amatissima Adele, reduce da un delicato intervento alle corde vocali, è stata vera mattatrice portandosi a casa ben sei awards (tra cui i più importanti: Record of the Year, Album of the Year, Song of the Year, Best Pop Solo Performance, Best Pop Vocal Album, Best Short Form Music Video); subito dopo gli inossidabili Foo Fighters di Dave Grohl che ne hanno vinti ben cinque (Best Rock Performance, Best Hard Rock/Metal Performance, Best Rock Song, Best Rock Album, Best Long Form Music Video); Kanye West, assente tuttavia alla cerimonia, a quota quattro (Best Rap Performance con Jay Z, Best Rap/Sung Collaboration, Best Rap Song, Best Rap Album) e infine ultimo ma non in ordine di importanza Bon Iver, premiato come Best New Artist e Best Alternative Music Album.
oltre a questi degni riconoscimenti, su cui sono totalmente d'accordo, mi hanno impressionato alcune delle esibizioni di quest'anno: il misurato e toccante tributo di Jennifer Hudson a Whitney Houston, la comeback performance della già citata Adele che ha tolto gli ultimi dubbi anche ai più scettici, ma soprattutto - concedetemelo - la grinta e il carisma di due grandissimi "vecchi" (avercene, of course) come l'intramontabile Bruce Springsteen e un'incredibile, pazzesco sessantanovenne che di nome fa Paul McCartney e che dà punti a tutti e su tutta la linea.
di seguito le foto più significative (con i miei soliti commenti cialtroni) e i clip delle esibizioni da non perdere. enjoy!
Adele:
l'operazione è riuscita. decisamente |
piantino #1 |
piantino #2 molto vintage |
piantino #3. con Diana Ross |
con il signor Paul Epworth, che è stato premiato come producer of the year (Rolling in the Deep l'ha scritta lui) |
sei: non uno di più, non uno di meno |
amici degli anni Novanta: ma ve lo ricordate che mestiere faceva quest'uomo, prima? |
un calembour di espressività e simpatia |
non ci voleva venire, è evidente |
proprio non ce la fa |
qui la cialtroneria la lascio a casa. |
Whitney |
al termine dell'esibizione |
in buona compagnia |
ragazzi: c'ha sessantanove anni!!! |
on stage con Bruce Springsteen e Dave Grohl |
al Boss non riesco mai a fare critiche |
cioè, ma lo vedete? ma quanto è bello, ancora?!? |
è ancora il più figo di tutti |
il diavolo e l'acquasanta |
decisamente sopra le righe e sopra qualunque altra cosa (meriterebbe un post a sé) |
e vi risparmio la foto col finto papa (se proprio volete vederla, cercatevela) |
omaggio a Whitney:
io me la voglio ricordare così: superpop, cotonata, energetica, eighties |
credeteci o no: signore e signori, The Beach Boys |
suonala ancora, Stevie (tanto amore) |
Bruno Mars tenta di superare il complesso della statura a modo suo |
una Rihanna all'insegna della sobrietà duetta con un principe consorte |
convitato di pietra. |
Nessun commento:
Posta un commento