Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

sabato 21 gennaio 2012

Occasione di festa numero 132.

year-end top list
i dieci migliori album del 2011 sempre secondo me (più cinque fuori classifica che non ci stanno solo perché è una top ten)


fuori classifica:


  • Feist. Metals
autunnale, delicata eppure risoluta: Leslie Feist regala l'album giusto per quelle sere fredde in cui ci si appallottola pensierosi sul divano con in mano una tazza di tè caldo. La sua voce è perfetta per incastonarsi su arrangiamenti precisi, puliti e mai scontati, il tono è cantautorale ma riesce a svincolarsi dalla supponenza. 
consigliate: 
The Bad in Each Other, The Undiscovered First, The Circle Married the Line






  • Bon Iver. Bon Iver
per molti, il miglior album dell'anno: per me, un'ottima, costante compagnia, forse troppo malinconica e sognante per l'anno che ho vissuto. la musica è stato d'animo: e il miracolo del bravissimo Justin Vernon, mente voce e volto dei Bon Iver, è proprio dare una nuova voce a uno stato d'animo tanto comune quanto ineffabile. folk, forse. modernissimo, e contemporaneamente senza tempo, di sicuro.
consigliate:
Perth, Beth/Rest, Holocene 





  • The Black Keys. El Camino

non entra nella top ten solo perché uscito in dicembre, ma questo è il classico album-bomba: piace fin dal primo ascolto, è orecchiabile ma non ruffiano, è rock'n'roll, è blues, ma è anche pop, è prodotto bene e suonato meglio, scorre veloce come un colpo di pistola e non vedi l'ora di passarlo agli amici. se nel 2012 i Black Keys non diventeranno superstar del rock, allora ragazzi i Maya ce li siamo meritati.
consigliate:
Lonely Boy, Little Black Submarines, Money Maker






  • Metronomy. The English Riviera
prevedo uno sfavillante futuro per questa band di Brighton: il pop elettronico e sofisticatissimo di questo album, spumeggiante ma spesso anche malinconico, ricco di soluzioni armoniche e stilistiche originali, eleganti e ironiche, è così caldo e immediato da entrare molto in fretta nelle orecchie e nei cuoricini di chi ascolta. e poi: che titolo, e che copertina! coolness a palate.
consigliate:
The Bay, She Wants, Everything Goes My Way






  • Friendly Fires. Pala
inglesi anche loro, ma con un approccio da dancefloor molto spiccato, eppure così elegante e arioso: strizza l'occhio alle atmosfere di Cafè del Mar e Buddha Bar, ma racchiudendole in confettini pop a cui ci si abbandona sognanti. un album estivo e supercool che dà il suo meglio in un tramonto fronte mare, mojito in mano.
consigliate:
Helpless, Pala, Hawaiian Air





10. Lady GaGa. Born This Way

larger than life: Lady GaGa è esattamente questo. questo album, perennemente in bilico tra colpi di genio da pop immortale ed eurotrash anni Novanta, è solo una parte dell'immenso piano della signorina Germanotta per conquistare l'universo. la musica, i video, i costumi, la presenza mediatica, l'intelligente gestione della fama, l'impegno sociale fanno tutti parte di quel tutt'uno inscindibile che è Lady GaGa. il disco è godibilissimo, a tratti irresistibile. ma cade spesso su arrangiamenti pacchiani e ritriti che sviliscono le sue pregevoli intuizioni melodiche e compositive. grande musicista, prima di tutto. ottima cantante, secondo poi. stupefacente animale da palcoscenico, infine.
consigliate:
Marry the Night, Born This Way, Hair


9.   Jay Z & Kanye West. Watch the Throne

uno dei rarissimi casi in cui la montagna non partorisce il topolino, l'unione di due pesi massimi come Jay Z & Kanye West, più un numero imprecisato di ospiti, diventa occasione per celebrare la black excellence e proprio per questo mette tutti i partecipanti in condizione di dare il meglio. il flow irresistibile di Jay Z valorizza la produzione geniale e ricca di riferimenti di Kanye; i samples più riconoscibili sono un omaggio ai pilastri della black music, da Otis Redding a James Brown a Nina Simone. un album perfetto per far risalire i livelli di energia vitale e di autostima: tamarro nei suoi momenti peggiori, deliziosamente sbruffone in quelli migliori, chapeau comunque, anche e soprattutto se non vi piace il genere.
consigliate:
No Church in the Wild, Lift Off, That's My Bitch


8.   Fleet Foxes. Helplessness Blues

magnificamente démodé o forse semplicemente fuori da ogni moda, i sei barbuti e giovanissimi componenti dei Fleet Foxes rilasciano uno degli album più sorprendenti e magici (nel vero senso del termine) di quest'anno così ricco. i primi ascolti passano quasi inosservati: ma, gradatamente, ci si accorge dell'enorme lavoro che sta dietro alle complesse armonie vocali, agli arrangiamenti ariosi eppure pregni di misteri e suggestioni, al raccoglimento quasi mistico in cui l'ascoltatore viene fatto precipitare fin dalla prima nota. il pop, il folk, le armonizzazioni alla Beach Boys, gli strumenti dai suoni più strani, i titoli esotici: alla fine non se ne esce più, è un incantesimo. ragazzi procuratevelo.
consigliate:
The Plains/Bitter Dancer, Helplessness Blues, The Shrine/An Argument


7.   Beyoncé. 4

dopo aver conquistato il mondo negli ultimi dieci anni, e tallonata da presso dalle più giovani amazzoni del pop, Queen B piazza a tradimento l'album che non ti aspetti, quello che metti su una volta e poi non lo molli più. pop+soul+r'n'b ai massimi livelli, produzione eccellente, scrittura eccellente, interpretazioni eccellenti. doveva arrivare Adele a risvegliare il sacro fuoco in Beyoncé, a smarcarla da quelle produzioni iperpatinate, banali ed eccessivamente ammiccanti. il risultato vede la signora Carter al suo top: ormai ottenuto tutto l'ottenibile, ora può divertirsi, e fare ciò che le piace davvero. l'ascoltatore se ne accorge, eccome! e gode.
consigliate:
I Care, Countdown, End of Time


questa non è una recensione: http://milleoccasionidifesta.blogspot.com/2011/11/occasione-di-festa-numero-115.html


6.   Danger Mouse & Daniele Luppi. Rome


prendete un compositore romano semisconosciuto in Italia e apprezzato all'estero e un superproduttore di quelli che c'è sempre il loro zampino dietro i dischi più cool. poi pensate a come potrebbe essere la colonna sonora di un film inesistente ambientato a Roma e ricreate un fantastico suono vintage che ricorda le soundtrack italiane degli anni Sessanta. infine fate una telefonata a Norah Jones e Jack White dei White Stripes e gli fate cantare un paio di canzoni. il risultato è questa roba qui, strana, calda e familiare, un disco che se non lo amate avete problemi.
consigliate:
Season's Trees,  Black, Her Hollow Ways




5.    My Morning Jacket. Circuital

se cercate musica alla moda, questo disco vi deluderà. un solido album rock, sì classico e accessibile ma non così tanto da aver regalato a questi cinque nerd di Louisville il successo che meriterebbero. da questo album ho imparato che, quando ho bisogno di certezze musicali, è da loro e pochi altri che devo andare: non ci sono voli pindarici, non c'è la ricerca dell'originalità a ogni costo, c'è una band che sa semplicemente suonare benissimo, scrivere grandi canzoni rock e dare il massimo nei concerti. a posto così, grazie.
consigliate:
Victory Dance, Wonderful (The Way I Feel), Holdin' on to Black Metal




4.   DJ Shadow. The Less You Know, the Better


autore di uno dei più incredibili e rivoluzionari album che io abbia mai ascoltato (Endtroducing, 1996), in questi anni DJ Shadow mi era mancato tanto. costruire della musica senza suonarne una nota, semplicemente assemblando parti di una discografia sterminata e onnicomprensiva, era e rimane un'intuizione sbalorditiva. unico neo di quel capolavoro: mancava la forma canzone. quest'anno il signor Josh Davis è tornato e ha accantonato la genialità dell'esordio a favore di un'opera più accessibile, non perfetta, ma che compensa le cadute e le ripetizioni con picchi altissimi: canzoni-canzoni, gioielli pop come piacciono a me, collage musicali destinati a infiniti ascolti. 
consigliate:
Give Me Back the Nights, Scale it Back, Come On Riding (Through the Cosmos)




3.    TV on the Radio. Nine Types of Light


dopo un album acclamato come Dear Science sembrava impossibile mantenere un così alto livello compositivo, pur reinventandosi e cercando strade nuove: e invece, forti del loro talento, i TV on the Radio piazzano il più accessibile album della loro discografia, strizzando l'occhio a un pop intelligente ma in cui è sempre riconoscibile il loro marchio di fabbrica, quella capacità di nascondere un cuore caldissimo sotto l'armatura fredda e pesante degli effetti sonori e dell'approccio elettronico. tra malinconia e nevrosi, questo disco cresce a ogni ascolto proprio perché, a ogni ascolto, svela la sua trama e si lascia indagare sempre più in profondità.
consigliate:
Second Song, Will Do, New Cannonball Blues


questa non è una recensione: http://milleoccasionidifesta.blogspot.com/2011/12/occasione-di-festa-numero-119.html




2.    Adele. 21


lo ammetto: fino a novembre non avevo dubbi sul fatto che, per me, questo fosse il disco dell'anno. uno di quei classici rivelatori che, fin dal primissimo ascolto, scavano un buco nello stomaco e ti chiedono ancora, ancora, ancora. uscito in gennaio, di settimana in settimana raccoglieva consensi unanimi, e sbalordiva per il modo in cui riusciva a comunicare con persone di età, provenienza, cultura, gusti diversi. mi ha fatto sentire parte del tutto molte volte. molte volte mi ha stretto alla gola. molte volte mi ha svegliata dal torpore. e poi la sua voce, che da sola comunica tutto quello che ho cercato di spiegare con queste due cretinate che ho scritto. bella Adelona mia, ti adoro.
consigliate:
Rolling in the Deep, Rumour Has It, He Won't Go


questa non è una recensione: http://milleoccasionidifesta.blogspot.com/2011/02/occasione-di-festa-numero-63.html


1.    M83. Hurry Up, We're Dreaming
ecco, appunto dicevo che, fino a novembre, Adele aveva già il suo posto lassù, in prima posizione. poi - non ricordo nemmeno il perché - decido di ascoltare questo album. forse è stato il titolo: sognare, oggi? ma sei matto? e invece parte la prima nota e pensi che ha ragione lui. che è proprio quando tutto precipita che devi sognare, credere in te stesso, con quella potenza che è solo dei bambini, e che poi, chissà perché, perdiamo per strada. e per convincerti usa l'arma più potente, perché alla fine di parole se ne sentono poche: la musica, quella che ti proietta verso l'infinito, che non ha tempo e se ne ha - quando omaggia il passato - lo fa per darci tregua, per accoccolarci un attimo nel tepore dei nostri ricordi. ma è un attimo, appunto: il resto è deflagrazione. sogno. magia.
consigliate:
Intro, Midnight City, Outro


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