Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

martedì 12 ottobre 2010

Occasione di festa numero 34.

Non so voi, ma per me andare al cinema è una occasione di festa grossa così. In questo periodo, poi. L'autunno, che a me fa un po' involvere e venir voglia di tornare in posizione fetale a fare tanta, tanta nanna, è il complice ideale per questo sano modo di passare il tempo libero.
Così, un po' di giorni fa, con dei cari amici siamo andati a vedere Somewhere di Sofia Coppola, Leone d'Oro all'ultima mostra del cinema di Venezia.
Recensioni, prima, non ne ho lette, anche perché non mi piace essere influenzata quando guardo un film (molti invece si fanno fregare, da certe recensioni. Confessate!). Neanche il premio mi aveva influenzata. Ero semplicemente incuriosita dalla nuova opera di una regista che, a me personalmente, piace molto.
L'inizio di Somewhere è spiazzante. Snervante, a un primo impatto. In realtà dopo aver visto tutto il film vi renderete conto che non poteva esserci inizio diverso.
Un luogo desertico. Imprecisato. Una Ferrari nera che gira in tondo. Un uomo solo che scende e si guarda intorno. Boh?
Quell'uomo solo, dall'espressione spaurita/attonita/annoiata, scopriamo poi essere tale Johnny Marco, attore hollywoodiano famosissimo e ricchissimo. Vive in un albergo frequentato da modelle e celebrities (per dire: va in ascensore e incontra Benicio Del Toro. Dico, Benicio Del Toro), nella sua stanza organizzano feste superglamorous a sua insaputa, e soprattutto non ha problemi a portarsi a letto donne che qualunque maschio eterosessuale si sognerebbe la notte.
Lui, invece, sbadiglia. Si addormenta con la faccia sprofondata in mezzo alle gambe di una biondona proprio sul più bello. Guarda due spogliarelliste gemelle che si esibiscono davanti al suo letto di convalescenza (si è rotto un braccio) e che fa? Sorride intenerito, quasi imbarazzato.
Non c'è colonna sonora, qualche canzone qua e là.
C'è però la bislacca quotidianità di un uomo solo che è sempre fuori posto, ovunque si trovi. Somewhere, appunto.
Poi arriva lei, Cleo. Cleo è sua figlia. Di solito sta con la madre, che però non sta più con Johnny Marco. Ma la mamma ha deciso di starsene via per un po', non si sa per quanto. E Cleo, per un periodo imprecisato, dovrà stare con suo padre.
Ora, questa ragazzina, che avrà sui tredici, quattordici anni, ha una caratteristica fantastica: è luminosa. E' pura, solare, indossa bei vestiti colorati, è rilassata ed è felice di stare col padre, di condividere con lui momenti di quotidianità fuori dell'ordinario, come partecipare a una premiazione in Italia di cui non capisce una parola o nuotare nella piscina privata di una suite come fosse la cosa più normale del mondo.
Insieme sembrano complici in un mondo che non capiscono.
Poi Cleo se ne va. E lui si sveglia, letteralmente.
Lo so, starete pensando: ma che recensione è questa? Infatti non è una recensione. Ho riflettuto diverse volte su questo film dopo averlo visto. E sono giunta a una conclusione.
Quando parlo di occasioni di festa, intendo circostanze della vita che ci fanno stare meglio, scoperte, riflessioni. Ecco, per come l'ho visto io, questo film è tutto costruito su una grande occasione di festa, che per il protagonista è l'arrivo inaspettato di questa figlia dolcissima, che non gli chiede nulla, che gli sta accanto senza giudicare le sue colpe o le sue assenze, che lo fa sorridere con semplicità e innocenza. E che gli ribalta le prospettive, lo mette in discussione come uomo.
E' un film pulito, lento, silenzioso, con molte pecche e molti meriti, imperfetto e forse non così bello da meritare il Leone d'Oro, ma è un film che fa trasparire un barlume di vita vera, e va al fondo delle cose senza sentimentalismi, con onestà, disseminando spunti di riflessione.
A me è sembrato una boccata d'aria fresca, primaverile.
Penso che lo rivedrò.


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