Perché loro stanno lì, e ci insegnano la vita senza parole. Così, semplicemente esistendo.
Per esempio con l'autunno sanno di doversi mettere a riposo, e lasciano cadere le loro foglie per farle rinascere più belle dopo sei mesi. Lo fanno con stile, abbinando i colori come neanche Christian Dior. Riescono a rendere piacevole e sopportabile anche la più malinconica delle stagioni. Io, foglia, sto per cadere, ma tu guardami per l'ultima volta: sono meravigliosa. L'inspiegabile fascino della decadenza, del trapasso, della trasformazione è lì davanti ai nostri occhi, e si disvela con disarmante semplicità.
D'inverno si addormentano, e rimangono lì, come pilastri monumentali, sprezzanti del gelo e di ogni altra brutta cosa gli arrivi addosso. Concreti nelle radici, granitici nel fusto, leggeri e apparentemente fragili nei rami appaiono per ciò che sono, nudi e al contempo forti. Provocatori, persino: se arriva la neve, o il gelo, o la brina, colgono l'occasione per farsi nuovamente vanitosi e si prestano a insuperabili macramé e tessiture elegantissime.
La primavera li vede riaprire timidamente gli occhi, costellandoli di germogli carichi di promesse. Che manterranno oltre ogni aspettativa. Sono talmente intelligenti, loro, da fiorire a turno, così che chi li guarda rimanga sempre soddisfatto: apre le danze la Forsithia in marzo, col suo giallo sgargiante, e chiude in bellezza ad agosto la Bignonia color arancio, ultimo spettacolo prima dell'autunno. In mezzo ci sono tutti i colori che possiamo immaginare, in mille sfumature, accompagnati da profumi meravigliosi. E' qui che ciascun albero realizza il suo potenziale, ricordandoci altresì che tutto passa per non rimanere, ma per tornare, forse ancor più bello.
Ogni albero è un miracolo proprio per questi motivi: resiste a tutto e cresce anche dove non ce lo aspetteremmo; rivendica il suo diritto a esistere nonostante le brutture umane, o forse proprio in virtù di queste, per imporre la sua semplice, e vincente, moralità; sa restituire molto più di quel che riceve; è capace di tolleranza infinita, non si turba né per gli elogi né per i biasimi; e ci insegna la vera bellezza, senza artifici né finzioni.
Quello che molti stentano a capire è che tra noi, lui e tutto ciò che ci circonda non esiste confine. Abbracciare un albero - se mai vi è capitato - non è un gesto semplicisticamente romantico.
E' una esperienza di fusione che sa restituirci alla nostra vera e più profonda natura, quella di esseri viventi, che sempre più spesso ignoriamo con disprezzo e ingiustificato senso di superiorità.
E' da qui che dobbiamo ripartire.
Bella foto, bellissimo post...
RispondiEliminaGrazie stellina.
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